Pineto. Mentre l’Italia è sommersa dalla pioggia e in Veneto si è consumata l’ultima tragedia legata al maltempo e al dissesto idrogeologico, il Comune di Pineto è immobile, fermo. A sostenerlo è un lettore del nostro giornale, che ricorda in una lettera le innumerevoli volte in cui si è assistito, anche a Pineto, ad “evacuazioni forzate e allagamenti dell’intero territorio”.
“Ora” aggiunge “con l’arrivo delle prime piogge, torna puntuale anche la paura. Lo sanno bene le famiglie di Scerne che da anni si ritrovano a fronteggiare il problema degli allagamenti nelle cantine, nei garage, nelle abitazioni poste al pianterreno”. Secondo il “nostro” cittadino, non serve gridare all’emergenza e al disastro, perchè “non si tratta di catastrofi naturali, ma semplicemente della scorretta gestione del territorio che contribuisce in maniera determinante al dissesto idrogeologico della nostra città. Qui l’acqua non scorre, ma ristagna e in poco tempo invade strade e campi. I canali che dovrebbero trasportare acqua verso il mare sono strapieni di ogni tipo di detriti, pietre, rifiuti e vegetazione alta e rigogliosa che ne impediscono il flusso. E il condotto diventa un tappo. La pessima situazione dei canali non è l’unica causa dei continui allagamenti. A questa va aggiunta la pulizia delle cunette e dei tombini che non sono propriamente un fiore all’occhiello”.
“Che cosa fa l’Amministrazione per questi problemi?” si chiede. “La cosa più facile: in caso di disastro, chiede lo stato di emergenza. Il che, a rifletterci bene, è un paradosso.
L’emergenza, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi non è causata dalla pioggia, ma dalle inefficienze di chi amministra e dal ritardo con cui si interviene.
Più che continuare a pensare a quanto può costare una complessiva messa in sicurezza, bisognerebbe cominciare ad agire concretamente, pulire tombini, caditoie e canali per annullare, o quantomeno diminuire, l’impatto della pioggia sulla città.
E per garantire sicurezza e decoro a tutti i cittadini della zona”.