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Università, Udu Teramo chiede più diritti

udu_teramoudu_teramoTeramo. “Salviamo l’Università pubblica! Stiamo perdendo sempre più i nostri diritti”.  L’Unione degli Universitari di Teramo aderisce alla campagna dell’Udu nazionale e organizza un’assemblea pubblica che si è svolta questa mattina nella Sala Tesi della Facoltà di Scienze di Politiche. A parlare dei nuovi provvedimenti governativi, Tino Colacillo dell’Esecutivo Nazionale Udu, Mauro Pettinaro, rappresentante del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, Giovanni Aste, ricercatore della facoltà di Veterinaria e Cinzia Angrilli, segretaria della Flc Cgil Abruzzo.

Obiettivo dell’assemblea è sensibilizzare gli studenti sul futuro dell’università e sulle disposizioni legate al disegno di legge proposto dal ministro Mariastella Gelmini.

“Non è una semplice protesta degli ricercatori” spiega Monia Flammini, componente Udu Teramo, perché il disegno di legge va ad intaccare il diritto allo studio di tutti gli studenti universitari: meno borse di studio, anzitutto, ma anche una modifica della governance universitaria, in cui il Senato Accademico viene rilegato ad un semplice ruolo di rappresentanza”.

Senza parlare poi dei rettori, che assumeranno pieni poteri decisionali e potranno essere eletti anche docenti esterni all’Università. L’assemblea di questa mattina, inoltre, è stata una sorta di preparazione, in vista della grande giornata di mobilitazione studentesca, che vedrà centinaia di studenti manifestare davanti la sede della Regione Abruzzo a L’Aquila il prossimo 17 novembre.

L’Abruzzo è l’unica regione che non investe un solo soldo per il diritto allo studio” aggiunge Flammini “e per questo protesteremo insieme all’Udu aquilana”, chiedendo a gran voce di essere ascoltati dai vertici regionali.

Nell’Ateneo teramano, intanto, la situazione non sembra essere migliorata sotto il profilo dei servizi, nonostante le rassicurazioni del rettore: gli orari della biblioteca sono rimasti invariati, il centro linguistico è sempre chiuso, il personale ridotto ed i fondi per le 150 ore sempre meno.

Marina Serra