La veglia in ricordo di Emanuele proseguirà per qualche ora, fino a “toccare” idealmente il momento nel quale la giovane vita del padre di famiglia è stata spezzata in maniera definitiva. La ricorrenza del tragico eccidio, ovviamente, si innesta a quella che è la strada processuale a carico di coloro che, nelle ore immediatamente successive all’omicidio, furono arrestati, ma anche ora stanno aspettando in libertà l’inizio del processo. Ad un anno di distanza dalla vicenda, che suscitò un grosso clamore, varcando immediatamente i confini territoriali, in tanti attendono giustizia. Il processo a carico dei tre rom coinvolti nell’eccidio (Elvis e Danilo Levakovic e Sante Spinelli) deve ancora cominciare, tra due dei tre rom stanno aspettando di essere giudicati in stato di libertà (Spinelli è stato arrestato per altri motivi). “ L’unica cosa che è cambiata” racconta Anita D’Orazio, mamma di Emanuele, “ è che mio figlio, padre di famiglia, non c’è più, mentre chi lo ha ucciso continua ad essere libero. Tutto questo non è accettabile, ma attendiamo che prenda il via il processo”. Va detto che tra la pubblica accusa e il e il giudice per le indagini preliminari, nei mesi scorsi, si è innestato una sorta di braccio di ferro. I cugini Levakovic e Sante Spinelli, in momenti diversi, sono stati scarcerati perché nel frattempo l’uccisione di Fadani è stata derubricata in omicidio preterintenzionale. La procura ha impugnato i provvedimenti di revoca delle misure cautelari e i ricorsi, al momento, ancora devono essere esperiti da un punto di vista giudiziario. Solo allora potranno essere fissate le date del processo. Nel frattempo, oltre alla commemorazione di Emanuele, l’associazione Per non dimenticare, ha promosso altre iniziative. “ Stiamo organizzando un premio Fadani”, prosegue la signora Anita, “ e delle iniziative di solidarietà a favore di una scuola in Kenia, in modo da tenere vivo il ricordo di Emanuele e sollecitare le coscienze di tutti”.