Roseto. Da Palermo a Scampia, da Roma a L’Aquila. La dieci giorni di legalità che si è conclusa al cinema teatro Odeon di Roseto è stato spunto per la riflessione: sulle mafie, per la legalità, per la verità e la giustizia. Come quella che è stata invocata all’inizio delle premiazioni del Premio nazionale intitolato a Paolo Borsellino, con un reading teatrale alla memoria di Stefano Cucchi. Una dieci giorni che si è snodata tra Roseto, Giulianova e Pineto, portando sul palco incontri, dibattiti, libri, pensieri e proposte per una nuova cittadinanza
Una sala gremita, per parlare di legalità, di lotta contro le mafie: le vecchie e più conosciute, ma ancora non sconfitte. Ma anche le nuove, quelle dei colletti bianchi, quelle che impediscono ai cittadini di vivere lo Stato e le Istituzioni come fonte di giustizia e legalità.
Come quella che ha allontanato Don Aniello Manganiello, parroco di Scampia, dal territorio in cui combatteva le sue battaglie contro le mafie, coinvolgendo i ragazzi, negando le cerimonie in Chiesa ai sospettati di camorra. “Sono stato trasferito a Roma, ma anche da lì continuerò a lottare per il nostro territorio, perché la battaglia è comune”, dice commosso mentre riceve il premio sul palco. Tra il pubblico più di 50 persone arrivate da Scampia per rincontrarlo e testimoniare la loro fiducia nel parroco anti-camorra.
Il primo a salire sul palco e ricevere il XV premio nazionale Paolo Borsellino è Dario Vassallo, fratello del sindaco di Pollica assassinato per il suo impegno civile. Nella memoria di Don Puglisi, è poi Maurizio Artale, del centro Padre Nostro Onlus di Palermo, a parlare dal palco del teatro Odeon: nelle sue parole, la difficoltà, a Brancaccio, nel far capire che la scelta di vivere nella legalità paga. Ma bisogna rendere credibile il percorso dello stato e della legalità: è questa una delle motivazioni con le quali viene consegnato il premio anche ad Alfredo Rossini, procuratore dell’Aquila post terremoto.
Si stupisce quasi, racconta, quando gli aquilani lo incontrano per la strada e lo ringraziano per quello che fa: per il suo impegno e per la concretezza nello sviluppo di un territorio sul quale le mafie hanno messo gli occhi e stanno tentando di avere ragione.
Non mancano, sul palco dell’Odeon, anche attori e registi. Giorgio Tirabassi,romano, è l’attore che ha interpretato proprio Paolo Borsellino nella fiction per la televisione: sembrava quasi che sul set ci fosse la sua benedizione, è andato tutto benissimo, racconta sorridendo.
E poi l’arguzia di Ascanio Celestini, regista de La pecora nera, che conquista la platea con un monologo sulla diversità ai giorni nostri.
E ancora Stefania Petix, inviata di Striscia La Notizia, celebre per le sue inchieste su tutto quello che non va in una Sicilia in cui il ricordo di Riina è ancora palpabile e influenza ancora la vita di tutti i giorni.
Le parole semplici del procuratore antimafia di Reggio Calabria Di Landro strappano applausi: se si apre una scuola si chiude un carcere, ripete. Le stesse parole che anche Paolo Borsellino ricordava come esempio di legalità, di giustizia, di valori da inculcare nei figli da parte delle famiglie.
C’è tanto spazio per ricordare Borsellino: lo fa Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, che lo conobbe oltre 20 anni fa. Lo fa anche, in una lettera commuovente letta da Sandro Ruotolo, Agnese Borsellino, moglie di Paolo e gravemente ammalata: ma che invita i tanti giovani presenti in sala a continuare la lotta intrapresa dai giudici contro il cancro della mafia che si insinua nello Stato.
L’ultimo intervento, quello più atteso, di Roberto Saviano, con l’attacco a chi vuole nascondere la verità: dalla storia delle stragi si arriva a comprendere meglio il futuro. Perché l’eredità vera è capire che verità e potere non coincidono mai.
Lo scrittore ha ricordato come Paolo Borsellino rappresenti “un Maestro dal quale ho imparato la resistenza e soprattutto un metodo di vita e di lavoro contro la mafia. Per me, ricevere un premio intitolato a lui è una grande emozione”. Saviano è andato via ringraziando l’Abruzzo per la calorosa accoglienza e ha avvisato di tenere gli occhi aperti su possibili infiltrazioni della ndrangheta nella ricostruzione aquilana.
A comporre la giuria del “Premio Paolo Borsellino”, oltre ad Antonio Ingroia ci sono i giornalisti Sandro Ruotolo (Rai), Maurizio De Luca (Espresso), Francesco La Licata (La Stampa), Sandro Palazzolo (Repubblica), Lirio Abbate (Espresso).
Una piccola nota stonata l’organizzazione non impeccabile, infatti, quattro scolaresche invitate alla manifestazione sono rimaste fuori dal cinema per mancanza di posti a sedere e motivi di ordine pubblico.
Eleonora Falci
Foto Vanessa Cirilli
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