Il proprietario dell’area, un imprenditore edile di Pineto, aveva costruito alcuni anni fa un capannone per il rimessaggio delle attrezzature. Nonostante le sollecitazioni da parte degli uffici comunali competenti a non procedere e soprattutto ad abbattere il manufatto, i lavori sono andati avanti. Sino a quando nel febbraio del 2008, in seguito ad una segnalazione del Comune presentata all’autorità giudiziaria, l’area è stata sottoposta a sequestro preventivo con conseguente provvedimento di demolizione. I lavori di abbattimento del capannone sono stati eseguiti nella giornata di ieri, a distanza di qualche anno dalla prima sollecitazione. Una negligenza che l’imprenditore ha pagato a caro prezzo per una serie di ragioni. Infatti, in base all’articolo 31 del Decreto del Presidente della Repubblica numero 380, “se il responsabile dell’abuso non provvede alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi nel termine di novanta giorni dall’ingiunzione, il bene dell’area di sedime, nonché quella necessaria, secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche, alla realizzazione di opere analoghe a quelle abusive sono acquisiti di diritto gratuitamente al patrimonio del Comune. L’area acquisita non può comunque essere superiore a dieci volte la complessiva superficie utile