Contrarietà della Regione al regolamento delle attività di pesca nell’area marina protetta del Cerrano senza un giusto indennizzo per i pescatori. A dirlo è l’assessore regionale alla pesca, Dino Pepe, a margine dei lavori del Consiglio regionale, in occasione dei quali è stato approvato il provvedimento amministrativo per la riformulazione del parere sul regolamento che disciplina le attività di pesca consentite nell’area marina protetta Torre del Cerrano.
Sarà necessario un nuovo parere della Giunta regionale, dunque, per rivedere la regolamentazione e tenere conto delle esigenze della marineria che pratica la pesca dei molluschi bivalvi, su cui gravano le limitazioni maggiori, con il divieto assoluto di pesca e di transito.
“Avendo rilevato che vi sono le condizioni per ritenere il divieto assoluto eccessivamente penalizzante per imprese di pesca e per i marittimi interessati”, ha detto Pepe, “abbiamo proposto al Consiglio regionale l’espressione di un nuovo parere sul regolamento, che esprima la contrarietà della Regione Abruzzo alle disposizioni che esso reca, nella misura in cui risultano preclusive delle attività di pesca dei molluschi bivalvi nell’areale dell’Amp Torre di Cerrano, senza prevedere indennizzo alcuno, a cura dello Stato, a favore delle imprese di pesca abilitate all’esercizio di tale modalità di prelievo ittico, iscritte al Compartimento marittimo di Pescara e dei relativi Marittimi”.
L’istruttoria, fatta nell’ambito della Conferenza regionale della Pesca Marittima e dell’acquacoltura, con il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, dopo varie riunioni, aveva espresso avviso favorevole all’adozione di un nuovo attrezzo da pesca da utilizzare per la pesca delle vongole all’interno dell’Amp Torre del Cerrano. Ma il parere dell’Ispra, di fatto, aveva precluso la possibilità di utilizzo di questo strumento, rendendo percorribile solo l’ipotesi di un indennizzo. Inoltre, considerata la lunghezza della costa e il divieto di pesca nell’Amp, come conseguenza c’è stato un eccessivo prelievo della risorsa “vongola”, con l’inevitabile depauperamento, tradotto in un dimezzamento dei quantitativi pescati, che ha obbligato il Cogevo Abruzzo a ridurre sensibilmente le giornate di pesca ed incrementare i periodi di fermo delle attività.