Alcune di loro lamentano, infatti, il mancato pagamento di una parte degli stipendi risalenti all’anno 2008, oltre al ritardo nella retribuzione di luglio e agosto. “Non è stata una decisione semplice” dicono “ma lo sciopero era l’unica soluzione, non avevamo altre alternative”.
L’azienda, infatti, produce le tomaie per le scarpe per conto terzi, che poi vengono inviate nelle Marche per il montaggio definitivo. “Nei nostri uffici gli assegni da 400 euro sono pronti, ma loro hanno messo un muro, non ne vogliono sapere. Avremmo compreso uno sciopero il 21 settembre, ma questo processo alle intenzioni proprio no. La nostra posizione è semplice: ci sono problemi di liquidità, ma il lavoro c’è, proviamo insieme a risalire la china”.
E a proposito di uno degli striscioni affissi all’esterno, che recita “La schiavitù è stata abolita…aggiornatevi”, precisano: le condizioni lavorative interne non hanno nulla a che fare con la schiavitù. Siamo state dipendenti anche noi e sappiamo bene cosa significa”. Intanto fuori la protesta continua: le dipendenti non lasceranno il presidio fino al prossimo 8 settembre.
Marina Serra