Tante voci ma ancora nessuna concretezza. Il destino del Caffè Grande Italia, luogo simbolo del centro cittadino teramano, resta per il momento avvolto nell’incertezza dopo il fallimento che ha decretato la chiusura del locale di Piazza Martiri.
Ma segnali positivi ci sono. Alcuni rumors, infatti, parlano dell’interessamento di un paio di imprenditori locali che, insieme ad collega del Nord Italia, vorrebbero, grazie ad una cordata, rilevare l’attività. Tuttavia il curatore fallimentare Sergio Saccomandi mantiene i piedi per terra, smentendo l’arrivo di richieste ufficiali, ma confermando, invece, le tante telefonate da parte di persone comuni che vogliono conoscere il futuro del “loro” Caffè.
Una crisi, quella del Grande Italia, che ben riflette il particolare momento storico e che è sintomatico di una vivacità commerciale nel centro della città relegata ormai solo a lontani ricordi. Ed in effetti le congiunture sfavorevoli di quello che una volta era considerato il “salotto buono” di Teramo, non da ultimo i lavori lungo Corso San Giorgio, di certo non hanno aiutato ma anzi, come qualcuno ha detto, sono stati un vero e proprio “colpo di grazia” per i negozi del centro.
E’ chiaro, però, che gli affari sono affari e non bastano il senso di malinconia e l’amore per un luogo a cui in tanti sono affezionati a consentire la riapertura del bar che, al contrario, può avvenire solo con un progetto commerciale serio e soprattutto garanzie economiche solide.
Restano, dunque, ancora tre mesi per provare a salvare, come fu fatto già nel 2005, il Grande Italia prima di andare a gara. Tre mesi per trovare i soldi necessari e provare a far tornare a vivere un Caffè storico, poggiando su spalle solide, con il sicuro riconoscimento di tutti i teramani.