Martinsicuro, società inglese attende da 9 mesi di entrare in possesso della Fornace Fiore

 

Martinsicuro. Capitali inglesi per la riqualificazione dell’ex fornace fiore, a Villa Rosa di Martinsicuro, ma lungaggini e ostacoli di natura burocratica, potrebbero mettere a rischio il successivo investimento programmato dalla proprietà.

La società inglese Global Management & Commercial Ltd si è aggiudicata all’asta pubblica, del 20 maggio del 2015, tramite una sua società controllata  italiana, l’area ex “Fornace Fiore” di Villa Rosa.

 

 

 

 

A distanza di oltre  9 mesi dall’aggiudicazione, la stessa società a tutt’oggi non è ancora riuscita ad entrare in possesso legale dell’area.

 

La società è stata convinta da un consulente italiano ad effettuare un importante investimento complessivo di oltre  12-14 milioni circa di sterline, su tale area, prevedendo un complesso turistico-alberghiero, ricreativo, sportivo e di svago di cospicua entità. ” Le nostre remore e preoccupazioni nella non affidabilità del sistema paese Italia”, scrive Eddy Steve, responsabile dell’area investimenti,” si sono, purtroppo, rilevate concrete. Infatti ci si è aggiudicati l’area in oggetto sulla base di un regolare bando di vendita pubblico, con relazione peritale del Ctu, nominato dal Tribunale di Teramo. Ma la relazione peritale, purtroppo, si è dimostrata non veritiera”.

 

 

 

 

 

Una presa di posizione forte quella della società inglese, che si innesta in un rimbalzo di responsabilità relativamente alla bonifica dell’area.

 

“A parte la presenza di 100 cassonetti depositati”, scrive ancora in manager inglese, “di altri rifiuti generici, della presenza di amianto sparso a terra, è stata accertata anche la violazione di  normative e regolamenti Comunali, che hanno comportato la disposizione di ben tre ordinanze del Sindaco nei confronti del custode  giudiziario ed incaricati alla vendita. Di recente anche l’ulteriore rinvenimento di  altre 2 discariche a cielo aperto e tutt’ora presenti,  nella parte alta dell’area stessa.

 

Ma l’aspetto ancora più grave è stata l’omissione nel bando di vendita della circostanza del tutto primaria che tale area  era stata inserita in una Anagrafe Regionale di siti ritenuti “potenziali  inquinanti il 3 marzo del 2014, quindi  ben prima che avvenisse la vendita del 20 maggio dello scorso anno. Tale fatto è stato accertato con comunicazione della Provincia di Teramo, settore  5/B, Ambiente, lo scorso 18 ottobre”.

 

Per la nuova proprietà, sarebbero state violate una serie di ordinanze legate alle procedure di vendita.

 

 

 

“Di chi è la responsabilità ?  Nonostante che anche il Presidente del Tribunale di Teramo lo scorso 25 gennaio sia stato messo a conoscenza della grave situazione, chiedendo un suo diretto intervento, avocando a se tutta la procedura, ad oggi  gli incaricati alla vendita ed il custode giudiziario, non hanno ancora provveduto ad adempiere a tutte quelle procedure, ben chiare, previste ed indicate  dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia e dall’Arta Regionale, per fare in modo che l’area legalmente  aggiudicatesi, possa essere riportata alle condizioni di cui alla perizia del Ctu, quindi esclusa dall’anagrafe regionale dei siti potenzialmente inquinanti”.

 

La società lamenta, dunque, omissioni e ritardi nella messa a disposizione dell’area, la bonifica della stessa per consentire di effettuare gli investimenti programmati.

 

 

Tuttavia in uno spirito costruttivo la nuova proprietà suggerisce un opportuno e doveroso incontro con tutti i soggetti coinvolti  ( il Sindaco, gli organi della procedura esecutiva , Arta, Provincia, Regione, etc ), al fine di stabilire e chiarire chi e con quali modalità debba  intervenire sull’area.

 

“Non vorremmo essere messi in condizione di dover rinunciare all’investimento, programmato ed impostato, e rivolgere la propria attenzione verso altre realtà della costa adriatica limitrofe”.

 

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