Nel Giorno della Memoria il Magnifico Rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico ha dimostrato di essere un uomo straordinario, capace di mettere a nudo la fragilità del suo Paese, l’Italia, al cospetto di un Capo di Stato, il presidente iraniano, Hassan Rouhani.
E allo stesso tempo D’Amico ha puntato il dito dritto contro Rouhani. Un Capo di Stato che visita un altro Paese innanzitutto deve rispettare la cultura di chi lo ospita, ammirare l’arte che ne è custodita.
Invece l’Italia per compiacere Rouhani ha volutamente coperto alcune statue custodite nei musei. Statue di nudo, di un’arte antica, di una bellezza straordinariamente invidiata altrove. Coperte per “rispetto nei confronti di Hassan Rouhani”, per la morale e il pudore. Già, pudore e morale. Da parte di chi poi?
E D’Amico ha dimostrato di essere un uomo di grande spessore, oltre che di immensa cultura, nel momento in cui ha mostrato alla platea che affollava l’aula magna in occasione delle celebrazioni della Shoah la foto di due giovani iraniani omosessuali, saliti sul patibolo per essere impiccati. La loro colpa? Essere gay! Quindi Rouhani è l’ultimo che possa scandalizzarsi per delle statue nude che poi raccontano una storia, una cultura, un’arte.
Il presidente iraniana dovrebbe scandalizzarsi perché nel suo Paese accadono ancora queste cose, che due ragazzi muoiano solo perché omosessuali. Una discriminazione nei confronti di persone, di uomini e donne, dove la libertà ancora oggi appare una parola difficile da pronunciare, dove un diverso credo religioso può portare alla morte, dove un amore omosessuale viene considerato al pari di un delitto.
Il Rettore D’Amico ha lanciato un messaggio chiaro: fare attenzione alle discriminazioni perché ad oltre 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ancora serpeggiano in certi soggetti e in alcuni Paesi. E l’Italia, intanto che fa? Nega la propria cultura e la propria arte per compiacere un Capo di Stato. dimostrandosi piccola piccola. Meno male Luciano D’Amico…