Rispetto ad alcuni anni fa, la situazione sotto il profilo del trattamento delle sostanze di risulta, lo smaltimento del percolato, la pulizia delle aree su cui sorgono gli impianti e i capannoni è cambiata. Ma in meglio. Ciò nonostante, da un anno e mezzo circa la struttura è sottoposta a frequenti controlli, sia da parte dell’Arta, l’agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, sia della Asl di Teramo.
Il Cirsu emana cattivo odore, il Cirsu sversa liquami nel fiume Tordino, il Cirsu non rispetta i parametri durante la lavorazione dei materiali da recuperare. Tutto questo si è detto in questi giorni contro la struttura. Ma gli operai che lavorano agli impianti e che sono alle dipendenze del CSA, il Consorzio Stabile Ambiente dell’Aquila che ha avuto la gestione e che opera con la collaborazione della GEA, società che è una costola del CSA, non ci stanno.
“Non capiamo tutto questo accanimento contro il Cirsu”, ha sottolineato Domenico Fasciocco, dipendente CSA, “noi lavoriamo in condizioni ottimali. Ciò che si dice in giro e che si legge in questi giorni, sembra che il Cirsu sia un merdaio. Vero, abbiamo a che fare con i rifiuti, ma qui è tutto pulito e gli impianti funzionano”.
Nonostante la sentenza di fallimento, i curatori nominati dal giudice hanno permesso alla struttura di continuare ad operare. Rispetto al passato le operazioni vengono condotte in modo esemplare. E il Cirsu è stato preso ad esempio anche dalla Regione Lombardia che ha chiesto informazioni sulle modalità di lavorazione e trattamento dei rifiuti da parte dell’impianto di Grasciano.
Insomma il polo tecnologico non è una porcilaia come si vuol dipingere. Macchine spazzatrici sempre all’opera, piazzali puliti, e ambienti di lavoro monitorati costantemente. E niente sversamenti di percolato come è accaduto sino a tre anni fa.
“Oggi lavoriamo in condizioni migliori per noi e per l’ambiente”, ha puntualizzato Eugenio Fortunato, responsabile del biogas e del percolato degli impianti Cirsu, “veramente questo è un gioiellino che può risolvere i problemi dell’intero territorio regionale”.
Intanto, il cattivo odore che si avverte e che invade a volte la vallata del Tordino, compresi molti centri abitati, arriva da un capannone sotto sequestro dopo il fallimento di Sogesa, avvenuto quasi 5 anni fa. Qui sono stoccate oltre 3500 tonnellate di materiale che andrebbe portato via liberando quindi la struttura che servirebbe per la lavorazione del compost da parte del CSA, pronto ad investire milioni di euro per trasformare l’intero apparato in una macchina perfetta di recupero dei rifiuti.
Ma bisogna aspettare il pronunciamento della Corte d’Appello a cui è stato presentato il ricorso contro la sentenza di fallimento. In caso il provvedimento di primo grado venisse ribaltato, CSA potrebbe contare anche sulla nuova discarica, “Grasciano 2”, evitando che una frazione importante di rifiuti finisca fuori dalla struttura. Attualmente circa 30 camion mensilmente trasportano in altri impianti materiale che dovrebbe andare appunto in discarica, con costi aggiuntivi per il gestore che oscillano tra i 25 e i 30mila euro. Costi che poi ricadono sui Comuni soci e sui cittadini.