Primo “errore blu” il linguaggio poco accessibile, ripetitivo e di difficile comprensione se non si conoscono i meccanismi. “Corre l’obbligo per la città di Teramo, dotata di un ufficio Urp” interviene in merito Pasquale Di Ferdinando, presidente di Federconsumatori, “essere attenta a questi aspetti”.
Il secondo giudizio negativo è, invece, riferito alla presenza nell’avviso di una riserva di applicazione dell’Iva sulla Tia nell’eventualità in cui questa divenga obbligatoria. “Riteniamo questa posizione sinceramente offensiva ed inoffensiva” sottolinea ancora Di Ferdinando. “Offensiva perché i nostri amministratori locali non possono essere d’accordo su manovre lesive dei diritti dei cittadini. Inoffensiva in quanto giudichiamo un esercizio del tutto inutile quello di sprecare energie per tentare di contraddire una sentenza della Corte Costituzionale, non appellabile in alcun modo se non modificando la stessa Costituzione”.
Diverse, inoltre, le imprecisioni che renderebbero difficile il pagamento, soprattutto quando ad effettuarlo sono persone anziane. È il caso, ad esempio, del codice Iban, per il quale non viene indicato il beneficiario, facendo dubitare i consumatori (anche a causa della presenza del logo Team sulla carta intestata) che il versamento non venga fatto alle casse del Comune. Stesso problema quando, nelle informazioni agli utenti, si parla “note di liquidazione”, chiamate soltanto qualche riga prima semplicemente “rate”. “L’impressione che si ha” commenta in proposito il presidente “è che si stia parlando di due elementi differenti. Immaginiamo se questo testo venisse letto da un anziano. Insomma, una bella confusione”.
Il giudizio più severo è, però, riservato all’aumento della Tia, riscontrato soprattutto sulla fascia dei metri quadrati per tre abitanti, la media più rilevante, tra l’altro, nella composizione delle famiglie. Stando, infatti, a quanto riferito dalla Federconsumatori, in questi giorni si sarebbe assistito ad un aumento della tassazione che si attesa attorno al 16%. Di Ferdinando porta ad esempio un ipotetico appartamento di 156 metri quadrati con un nucleo familiare di quattro membri. Nel 2000, un appartamento di tal genere pagava 86,84 euro. Cifra aumentata nel 2009 a 297,54 euro. “Nel 2010” spiega il presidente di Federconsumatori “la tariffa è arrivata a 310,35 euro, dunque un aumento irrisorio se paragonato alla cifra dell’anno passato. In realtà, però, non è così, perché alla bolletta giunta in questi giorni nelle nostre case manca il 10% dell’Iva, che è stata invece riscossa lo scorso anno. Ecco, dunque, che il reale aumento è del 16%”.
Una cifra, spiega la Federconsumatori, superiore anche al tetto massimo stabilito da uno studio del 2009 della Federambiente, che sosteneva che il porta a porta più costoso tocca soltanto le città con oltre 100mila abitanti. Nonostante Teramo si attesti in una fascia medio-bassa, il nuovo sistema di raccolta domiciliare pesa, dunque, in misura rilevante sulle tasche dei teramani.
Tania Di Simone