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Giulianova, né tredicesima né futuro per i dipendenti della Piccola Opera

Non c’è più il gazebo fuori dalla Piccola Opera Carithas di Giulianova, divenuto per un mese il simbolo della protesta dei 150 dipendenti della struttura, che dal prossimo anno potrebbero ritrovarsi senza più uno stipendio.

Due sedie e una serie di striscioni resteranno però a guardia del presidio per indicare che, seppur non vi sono più i dipendenti a protestare che hanno utilizzato quasi tutti i giorni di ferie, la situazione per la struttura fondata da padre Serafino Colangeli non è affatto rosea.

Le organizzazioni sindacali, gli stessi lavoratori hanno chiesto a questo punto un tavolo tecnico in Regione con un chiaro obiettivo. “Vogliamo portare all’attenzione degli organi competenti”, ha spiegato Alessandro Pompa della Cisl, “l’aggravamento di uno stato di crisi che va avanti da un pezzo. Vogliamo capire quale sarà il futuro dei dipendenti. Di sicuro, i nostri ragazzi, gli ospiti di questa struttura, non li lasceremo soli”.

La Piccola Opera ospita complessivamente 240 persone, alcune delle quali hanno anche un accoglienza 24 ore al giorno, altre, con disabilità minori hanno la semi-residenzialità. Con i 524mila euro accreditati il mese scorso sono stati pagati gli stipendi di ottobre e novembre. Ma il Natale sarà senza tredicesima.

E soprattutto non c’è certezza per il futuro. “Con i soldi che ci sono stati accreditati di recente”, ha sottolineato Elena Di Bonaventura, della Cgil “non sono stati di certo risolti i problemi. Le voci che sentiamo in giro sono senza fondamento. Qui i problemi restano perché sono legati al nostro futuro”.

Le attività all’interno della struttura, come ha confermato anche il direttore sanitario Maria Antonietta Pompili, che opera nella Piccola Opera da quasi 30 anni, andranno avanti. Ma Regione e Asl devono fare in modo che vengano sbloccati gli accreditamenti, circa 4milioni di euro. E negli ultimi anni c’è stato un continuo taglio pari al 5 per cento, operato dagli enti coinvolti, dei fondi destinati alla struttura di padre Serafino.