Tutti sotto il palazzo ducale puntuali alle 9 per poi dare vita ad un corteo pubblico per dire no alla chiusura del punto nascita dell’ospedale San Liberatore di Atri.
Fervono i preparativi della manifestazione, la seconda in un anno, in programma sabato prossimo ad Atri per cercare di salvare il reparto che la Regione vuole chiudere, nonostante recentemente il ministro Lorenzin abbia lasciato intendere che sulla questione alcune cose debbano essere riviste.
Un movimento popolare trasversale, senza alcuna distinzione politica, è pronto nuovamente ad alzare la voce a difesa del punto nascita. Le parole dell’assessore regionale Silvio Paolucci che ritiene possibile la non chiusura solo della struttura di Sulmona riecheggiano come una minaccia che però non intimoriscono gli organizzatori dell’evento che vanno avanti per la loro strada e che hanno trovato proseliti anche tra quanti appartengono allo stesso schieramento del governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso.
Il ministro Lorenzin aveva chiaramente detto un mese fa che sulla riorganizzazione sanitaria e dei punti nascita alcune cose andavano riviste, perché la chiusura di punto in bianco dei centri neonatali delle strutture ospedaliere non poteva non tener conto dei risultati.
Ad Atri il punto nascita supera la soglia di sbarramento delle 500 cicogne annue, al di sotto della quale si può procedere con la chiusura. I dati forniti dal reparto sono confortanti, sia per quanto riguarda i numeri, sia per ciò che concerne la prestazione di servizio.
Nonostante tutto la Regione va avanti per la sua strada. Contro D’Alfonso e Paolucci si schiera il consigliere regionale del Pd Luciano Monticelli che da sindaco di Pineto si era sempre battuto per la difesa del San Liberatore. La struttura sanitaria della città ducale, come ha più volte sottolineato Monticelli è a servizio dell’intero territorio della Val Fino.