Gli inquirenti hanno, infatti, confermato che le macchie di sangue rinvenute nell’appartamento dell’ex convivente della donna corrispondono al gruppo sanguigno della vittima, a riprova di quanto già ipotizzato dal Ris di Roma. Il luogo del delitto non sarebbe, dunque, come supposto nei primi giorni di indagine, un magazzino o un garage, ma soltanto l’abitazione di Bisceglia. Lo stesso luogo dove i due si sarebbero incontrati, probabilmente per uno scambio di droga e in cui avrebbero iniziato a litigare. A provocare l’uccisione della donna un momento di ira, che avrebbe portato al suo strangolamento. Da qui la decisione di Romano Bisceglia di farla successivamente a pezzi per agevolarne con ogni probabilità il trasporto.
Rimangono ad ogni modo alcuni dubbi legati soprattutto all’arma del delitto. Stando, infatti, a quanto stabilito dagli esami sul cadavere della vittima, l’assassino avrebbe utilizzato un coltello e, successivamente, una sega per tagliare le ossa della donna. Se il luogo del sezionamento è l’abitazione di Bisceglia, un appartamento di un condominio a poche centinaia di metri dalla scarpata di via Franchi, ci si chiede come sia mai possibile che nessuno, all’interno dello stabile, abbia udito alcun rumore di sega elettrica.