Roseto. E’ stata una cerimonia molto toccate e piena di significati quella che si è tenuta ieri mattina, primo novembre, nel Cimitero capoluogo di Roseto degli Abruzzi dove è stata svelata alla cittadinanza una stupenda opera d’arte in ferro battuto e vetro lavorato, sulla quale fa bella mostra una stele commemorativa su cui sono state incise le immortali parole della poesia “La morte non è niente” di Henry Scott Holland.
L’opera, fortemente voluta dall’Amministrazione rosetana, è stata realizzata dalle ditte locali DADO Creazioni Artistiche di Enio Bosica e dalla vetreria Art Vetro di Nisito Di Pietro, e collocata all’ingresso del cimitero grazie al lavoro degli operai comunali che, in pochi giorni, hanno lavorato affinché il tutto fosse pronto per le celebrazioni di Ognissanti.
Questo il testo della poesia dello scrittore e teologo britanno, canonico della “Chiesa Christ Church”, incisa sulla stele in vetro: “La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace”.
La stupenda poesia, che ha profondamente toccato e commosso tutti i presenti, che si erano radunati davanti alla stele per la cerimonia, è stata letta ed interpretata da Mario De Bonis, letterato, artista, scrittore e personalità poliedrica che, con grande passione e trasporto, ha dato vita alle “parole consolatorie” dello scrittore britannico. Come sottofondo le note del violoncello del maestro rosetano Antonio Di Antonio che hanno sottolineato, passaggio per passaggio, le immortali parole incise sulla stele commemorativa. Particolarmente forti ed incisive infine le parole di Padre Antonio Ghidoni, Parroco del Sacro Cuore di Roseto degli Abruzzi, che a fine cerimonia ha celebrato messa presso il Cimitero capoluogo.
“Si tratta di una stupenda poesia, un’opera intensa e piena di significato, il cui testo verrà posto anche all’ingresso di tutti gli altri cimiteri del nostro territorio” conferma il Sindaco Enio Pavone. “Sono convinto che queste parole, con il loro messaggio consolatorio e di speranza, riusciranno, anche solo per un breve istante, a dare un po’ di sollievo all’anima di quanti, afflitti per la perdita di un proprio congiunto, varcano la soglia del Cimitero capoluogo e di tutti gli altri presenti sul territorio. L’opera d’arte è poi stupenda e, grazie ad un meraviglioso gioco di luci, sarà apprezzabile anche quando si fa buio”.
Soddisfatto il viceaindaco ed Assessore alla Cultura, Maristella Urbini, che ha sottolineato il positivo riscontro avuto dai cittadini non solo per l’opera e la stele, ma anche per le stupende parole incise. “E’ stato un momento molto commovente: tutti abbiamo vissuto nella vita la violenza di un distacco e questi primi due giorni di novembre sono momenti particolari, di riflessione sulla vita e sulla morte, sono i giorni dedicati ai nostri cari defunti giorni di commemorazione e di ricordo” ricorda la Urbini. “La morte ci spaventa, la perdita dei nostri cari ci devasta e non riusciamo a rassegnarci. Allora cerchiamo conforto in tutto ciò che può alleviare la nostra sofferenza. Cerchiamo conforto nella preghiera, nella fede cerchiamo il conforto, soprattutto, nelle parole. La poesia che abbiamo scelto, e che abbiamo inciso sulla stele, ha in sé un potere consolatorio straordinario, una forza che riesce ad abbattere il muro della morte, quello che con prepotenza ci divide dai nostri affetti e, addirittura, ci invita a sorridere, regalandoci la convinzione che il nostro sorriso doni loro la pace”.