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Teramo, precari della Provincia: sindacati sul piede di guerra

Teramo. Sono pronti ad andare avanti con la loro battaglia e non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil rimangono al fianco dei circa cento precari della Provincia di Teramo, che a fine giugno vedranno scadere il loro contratto e rischiano di rimanere senza un lavoro. Quel lavoro sul quale avevano costruito una prospettiva di futuro, rivelatasi poi una pura illusione.

“All’interno della Provincia vi sono persone che lavorano in quegli uffici anche da dieci anni” ha detto Amedeo Marcattili, Funzione pubblica Cgil. “Il nostro obiettivo è ottenere una proroga di ulteriori sei mesi che permetterebbe loro di raggiungere il requisito temporale per l’accesso alla stabilizzazione. Noi andiamo avanti. Se la giunta decidesse di far fuori tutti i precari, allora partiranno le vertenze. Secondo i nostri calcoli, dovrà sborsare almeno 4 milioni di euro”. Soldi che, naturalmente, non uscirebbero dalle tasche del presidente o di qualche assessore, ma, ovvio, da quelle dei cittadini.

“Chiediamo che vengano riconosciuti i diritti di chi ha lavorato mettendo in campo la propria professionalità” aggiunge Piero Angelozzi, Funzione Pubblica Cisl. Chiediamo che si apra un tavolo di concertazione e, soprattutto, chiediamo a quanto ammontano i costi del personale della società in house”. Quest’ultima, infatti, dovrebbe essere giustificata dal principio di economicità ed è proprio su ciò che le sigle sindacali intendono puntare.

“Dall’altra parte, però, riceviamo solo un silenzio assordante”. Alfiero Di Giammartino, Funzione Pubblico Uil, definisce la società in house un “contenitore vuoto”, di cui al momento non si conoscono i dettagli. “Vogliamo mettere la lente di ingrandimento sui costi della politica” dice. “Non diciamo che la società in house non si deve fare, vogliamo solo sapere quali sono i contenuti”.

Marina Serra