Se il settore del commercio fa registrare dei piccoli passi di ripresa, quello artigianale è ancora in grosso affanno.
A soffrire è soprattutto il settore del piccolo artigianato, con aziende costrette a chiudere, non più in grado di far fronte agli impegni con le banche o alla pressione fiscale.
La denuncia arriva dal presidente della Confartigianato di Teramo, Luciano Di Marzio, che ha il polso della situazione e che accusa in modo particolare la politica abruzzese che non ha più garantito nel tempo quei vantaggi sotto forma di contributi economici che consentivano alle piccole aziende artigiane di abbattere i tassi di interesse sui prestiti bancari.
“Dal 2009 ad oggi”, ha sottolineato Di Marzio, “la Regione non ha messo più in campo alcun contributo per il settore artigianale. Ho sentito dire che il commercio è in leggera ripresa. Io però noto molti negozi chiusi. E nel settore artigianale ci sono situazioni al limite. Imprese che chiudono e persino imprenditori che si tolgono la vita perché in difficoltà economiche. Questa è la vera situazione. Nel nostro settore io non vendo alcuna ripresa. E non so se ci sarà qualcosa nel 2016”.
Dito puntato anche contro gli istituti di credito che, nonostante la Banca Centrale Europea abbia immesso sul mercato soldi con un tasso inferiore all’1 per cento, danno finanziamenti alle imprese con il contagocce e quando li concedono il tasso è superiore al 2 per cento, quindi fuori portata in un momento di grande difficoltà per il settore artigianale. Il futuro non appare affatto roseo, non nell’immediato.
E per un rilancio, seppur lento, probabilmente bisognerà aspettare la fine del 2016. I dati in provincia di Teramo attualmente sono impietosi: ogni 5 attività avviate, 2 chiudono i battenti dopo un solo anno. E chi resiste a mala pena riesce a sopravvivere.