Di nuovo in mare dopo circa 3 mesi di inattività. Le oltre 80 vongolare del Cogevo hanno ripreso il largo, tornando a pescare la pregiata venus galina, uno dei frutti di mare più amato.
Gli armatori hanno ritrovato un fondale con un’alta percentuale di novellame, una vongola non ancora commerciabile per via di una taglia ridotta. Ma tutto sommato la situazione è apparsa migliore rispetto allo scorso anno.
Il prodotto va tutelato, quindi i pescatori hanno confermato le restrizioni sulla cattura delle vongole, contenendo il tutto a non più di tre quintali per ciascuna imbarcazione. Si era parlato anche di una ulteriore riduzione, scendendo a 25 sacchi, ovvero 2 quintali e mezzo di vongole.
Il consorzio di gestione delle vongolare è comunque preoccupato per via degli spazi ristretti di pesca che non consentono un ricambio generazionale delle vongole nei tempi programmati da madre natura. In passato, proprio per tutelare le zone di pesca, gli armatori si erano dotati di un piano di autodisciplina che prevedeva zone di pesca alternate per facilitare la riproduzione.
Con la chiusura dello specchio d’acqua dell’Area Marina Protetta del Cerrano (7 chilometri sino a 3 miglia al largo) i fondali di pesca si sono ridotti di molto, così come le zone da alternare per assicurare la crescita del novellame.
Intanto, entro la fine dell’anno il Cogevo chiederà che venga sperimentato all’interno del parco marino il nuovo attrezzo di pesca artigianale. Gli armatori hanno trovato nell’assessore regionale alla pesca e agricoltura Dino Pepe un valido alleato. Ma serve il parere del Ministero dell’Ambiente sulla validità della draga artigianale. Altrimenti all’interno dell’Amp non sarà mai consentito il prelievo, seppur controllato, delle vongole.