Da lunedì prossimo scatterà il fermo biologico per le imbarcazioni dello strascico nel tratto di mare Adriatico che va da Pesaro sino a Bari (da Trieste a Rimini è scattato il 23 luglio scorso, mentre il 19 settembre si fermeranno i pescherecci a partire da Brindisi, Ionio e Tirreno fino al 18 ottobre). La durata del fermo pesca sarà di 43 giorni per ogni scaglione. Quindi le imbarcazioni da Pesaro a Bari torneranno in mare il 27 settembre.
Ultimo giorno di pesca per i 9 natanti che ormeggiano nel porto di Giulianova e che sono adibite per l’attività a strascico. Venerdì mattina ultima asta al mercato ittico giuliese. Da lunedì, invece, inizieranno i lavori di manutenzione, sia degli scafi, sia delle reti che verranno sistemate sulla banchina di riva.
Per quanto riguarda il fermo biologico, il ministero ha deciso di vietare l’attività di pesca nella Fossa di Pomo, un’area dell’Adriatico che si trova in acque internazionali, che inizia al largo di Pescara, andando verso sud. Una zona ricca di pesce, considerata anche una nursery di tantissime specie ittiche. Il fermo in questa zona di mare avrà la durata di due anni, dallo scorso 25 luglio fino al 2017.
Ma le marinerie, compatte, non sono d’accordo su questa scelta in quanto verrebbe ulteriormente ridotto lo specchio di mare dove poter calare le reti. Secondo la Federpesca si tratta di una decisione presa per onorare i finanziamenti europei relativamente all’istituzione delle Zone di Tutela Biologica ma che, di fatto, “rappresenta un provvedimento inutile e deleterio per la pesca italiana visto che il Governo impedisce l’attività peschereccia in una zona in cui invece possono tranquillamente calare le reti tutte le altre marinerie, croata, albanese e non solo, trattandosi di acque internazionali”.
Intanto, il prodotto fresco di certo non mancherà sui banchi e dei ristoranti. L’approvvigionamento avverrà tramite i pescatori della piccola pesca che utilizzano reti da posa o attraverso i rifornitori del Tirreno o dalla Croazia.