Sempre più persone si ritrovano da un giorno all’altro senza un lavoro. Sempre più giovani vedono diminuire drasticamente le possibilità di accesso al mondo lavorativo. Sempre più aziende ed esercizi commerciali si vedono costretti a chiudere i cancelli, a mandare a casa i loro dipendenti. E le prospettive di un futuro quantomeno vivibile sono sempre più diradate.
Di tutto questo si è parlato questo pomeriggio, nel Salone dell’Episcopio di Teramo, in un incontro promosso dalla Caritas della Diocesi di Teramo-Atri, dal titolo “Insieme contro l’esclusione”.
Un “insieme” che vede coinvolti tutti, da chi ogni giorno si batte per dare un minimo di sollievo alle persone in difficoltà (la Caritas, appunto), a chi è chiamato ad affrontare “ufficialmente” la questione (le istituzioni).
L’incontro, moderato dal direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali Gino Mecca, ha visto infatti la partecipazione dell’assessore regionale al Lavoro e alle Politiche Sociali Paolo Gatti, e degli assessori alle Politiche Sociali Eva Guardiani e Giorgio D’Ignazio, rispettivamente per la Provincia e il Comune di Teramo.
All’importante appuntamento hanno preso parte anche gli assessore al ramo di alcuni Comuni della provincia, oltre al sindaco di Teramo Maurizio Brucchi e al Vicario per la Pastorale della Diocesi Mons. Marco Trivisonne, che ha portato il saluto del Vescovo Mons. Michele Seccia.
“Da quando sono sindaco” ha detto Brucchi “mi capita spesso di toccare con mano le difficoltà legate alla mancanza di lavoro o di casa. Io, purtroppo, non posso far altro che ascoltare, non riesco a dare risposte concrete in questo senso e vedere la delusione negli occhi dell’altro mi dà un senso di profonda amarezza. E’ importante comunque parlare di questi problemi, affinchè si possano sviluppare delle sinergie, soprattutto tra le istituzioni. E in questo sono ottimista, perché Regione, Provincia e Comune la vedono allo stesso modo. Tengo comunque a dire che le porte del sindaco sono sempre aperte”.
Così come sempre aperte sono le porte della Caritas, che da anni offre numerosi servizi a disposizione degli “esclusi”, come la mensa per i poveri, la distribuzione di vivere, indumenti e farmaci per i neonati, il pagamento delle bollette e degli affitti, la mediazione lavorativa e la consulenza legale, oltre a partecipare alle iniziative relative al micro-credito ed al Prestito della Speranza.
“Viviamo un momento storico molto difficile” ha detto l’assessore Gatti “che è la conseguenza diretta del sistema costruito fino ad ora. Un sistema che evidentemente non poggiava su basi e valori solidi. In questo quadro, l’Italia sta reggendo relativamente bene, anche se i dati relativi alla disoccupazione sono comunque allarmanti. Dobbiamo, tuttavia, essere pronti, ad intercettare la ripresa, che sarà di sicuro lenta, ma ci sarà”.
L’avviso pubblicato proprio oggi, 26 marzo, prevede bonus e incentivi da destinare alle aziende che decidono di assumere o di trasformare i contratti precari in contratti a tempo indeterminato, per un importo totale di 20 milioni di euro, 5 milioni di euro per ogni provincia.
“E’ un esempio di atto politico vero e proprio, che va al di là delle chiacchiere. Abbiamo recuperato una somma che l’Abruzzo aveva dovuto restituire all’Unione Europea, perché non era stata spesa entro il 31 dicembre 2008. Siamo riusciti a recuperarli con fatica, con l’impegno di spenderli entro il prossimo giugno. Tenendo conto dei circa 200 licenziamenti e del tasso di cassa integrazione molto alta, abbiamo pensato che il modo migliore di spendere quella somma era invogliare le aziende ad assumere”.
Con bonus e incentivi, appunto, che aumenteranno del 25% se ad essere assunti saranno donne, giovani con età inferiore ai 30 anni, gli over 50 o appartenenti alle categorie svantaggiate.
Un’iniziativa che ha suscitato anche l’interesse di Bruxelles, che vuole prendere a modello tale progetto.
“Senza contare” ha concluso Gatti “la forte esigenza di rivoltare come un calzino il sistema della formazione e dell’istruzione. Da un lato, infatti, manca nei giovani la consapevolezza del fatto che il loro futuro dipende solo dal bagaglio culturale che riescono a costruire; dall’altra ci sono le istituzioni che spesso non danno alcuna possibilità di creare appunto questo bagaglio di conoscenze. Abbiamo bisogno, infine, di ricostruire quel senso del sacrificio che ha permesso ai nostri nonni, ai nostri genitori, di conquistare il benessere. Non basta appellarsi alla politica, serve piuttosto una coscienza di comunità”.
Marina Serra