La questione è alquanto intricata ma, andando con ordine, il dubbio riguarda il periodo compreso tra il 2005 e il 2007.
La Teramo Ambiente è una società mista nata nel 1995 e gestita per metà dal pubblico e per l’altra metà dal privato.
All’epoca della costituzione, il Comune di Teramo deteneva il 51% del pacchetto azionario, mentre per la parte privata, il 49% era nelle mani della Slia, società che era stata selezionata mediante bando ad evidenza pubblica, come previsto dalla legge.
Le preoccupazioni nascono nel 2005, quando la Slia viene posta in liquidazione volontaria (un processo che può durare anche per molti anni e non comporta necessariamente la cessazione immediata dell’attività, ndr).
Trascorre un anno e nel 2006 la stessa Slia decide di azzerare il capitale e ricostituirlo con la sottoscrizione da parte di Ecomanagement S.A. del Lussemburgo, una finanziaria estera e quindi non soggetta a controllo italiano.
Sempre nello stesso anno, la Slia si scinde in Slia Spa, Enerambiente Spa e Slia Technologies Srl.
Quest’ultima gestisce le partecipazioni nelle società miste e, quindi, anche le azioni di Enerambiente, che è attualmente socio privato della TeAm (lo diventa nel 2007).
Attualmente la Teramo Ambiente è costituita per 48.50% dal Comune di Teramo, il 2% dal Mo.Te. ex Corsu, lo 0.50% dalla Provincia di Teramo (che proprio in questi giorni ha deciso di ritirare la sua partecipazione, ndr) e il 49% da Enerambiente Spa.
“Il dubbio” secondo il consigliere comunale Siriano Cordoni “sta proprio nell’arco temporale che va dal 2005 al 2007. Probabilmente, nel momento in cui è subentrata la Enerambiente si doveva fare un secondo bando di evidenza pubblica, come prevede la normativa. Dato che ciò non è avvenuto, ci chiediamo: la TeAm è legittima? Forse si doveva verificare se, all’atto del passaggio, c’erano ancora i requisiti previsti. Se i nostri dubbi sono fondati, allora è necessario regolarizzare con la massima urgenza la Teramo Ambiente, entro il 31 dicembre 2010, altrimenti verrà disposta la cessazione della gestione (come prevede la legge 23, comma 8)”.
L’Italia dei Valori chiede, dunque, l’annullamento di tutte le delibere di giunta o del Consiglio Comunale che dal 2007 ad oggi affidano i servizi pubblici locali alla TeAm, come l’ultima, la delibera n.41, relativa all’affidamento dei servizi museali.
“La nostra non vuole essere un’accusa” precisa infine Cordoni “ma un semplice grido d’allarme. Invitiamo gli organi preposti a costituire un tavolo di lavoro per regolarizzare e porre fine allo stato di legalità precaria”.
Di questo se ne discuterà comunque, nel prossimo consiglio comunale, convocato per lunedì 29 marzo al Parco della Scienza.
Marina Serra