Tra i tanti indagati finiti nel mirino degli inquirenti (in totale ne sarebbero circa 80), c’è anche l’assessore esterno della giunta comunale di Alba, Pierluigi Marziale (Udc). L’amministratore comunale è accusato di concorso in violazione della legge sull’immigrazione (al pari di altri nominativi iscritti nel registro degli indagati, con una posizione sicuramente marginale rispetto a coloro per i quali la pubblica accusa ha chiesto, ed ottenuto, a novembre una misura cautelare), perché secondo quanto ricostruito dalla procura, sarebbe il legale rappresentante di un appartamento, che poi sarebbe stato messo a disposizione da un’agenzia immobiliare ad un cittadino extracomunitario (di nazionalità cinese). Alloggio che poi costituisce uno dei requisiti necessari, previsti dalle normative, per ottenere la residenza, il permesso di soggiorno e i successivi ed eventuali ricongiungimenti familiari. Il coinvolgimento di Marziale nel filone d’inchiesta si è concretizzato, da un punto di vista formale, nel momento in cui il pubblico ministero David Mancini ha notificato nei giorni scorsi, a tutti gli indagati, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Nello specifico, si tratta di un vero e proprio avviso di garanzia per l’assessore al turismo. Ovviamente, ora bisognerà attendere le mosse della procura, che nel corso delle successive fasi processuali deciderà, sulla sorte degli indagati, se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione. In attesa di chiarire la propria posizione davanti agli inquirenti, il caso Marziale in ogni caso rappresenta una “grana” per l’amministrazione comunale, anche sul piano politico e per il clamore che l’inchiesta ha prodotto a livello cittadino. Inchiesta che ha prodotto l’arresto di 45 persone, 9 dei quali di Alba Adriatica tra professionisti, titolari di agenzie immobiliari, imprenditori cinesi e un agente della polizia urbana, successivamente rimessi in libertà.