Spaccio di droga sull’asse Marche-Abruzzo-Puglia: 9 gli arresti,1 a Tortoreto

Tortoreto. Nove arresti tra Marche, Abruzzo, Puglia e Liguria per spaccio di sostanze stupefacenti. Tra le ordinanze cautelari. Uno di queste effettuata a Tortoreto. Il tutto nell’operazione “Mozzicone”.

 

 

In esecuzione di un provvedimento firmato al gip del tribunale di Urbino, Vito Savino, i carabinieri hanno notificato nove ordinanze di custodia cautelare: sette in carcere e due ai domiciliari.
L’operazione rappresenta l’epilogo di una complessa attività di indagine condotta dai militari del radiomobile della compagnia di Urbino, coordinati dal sostituto procuratore Simonetta Catani.
L’attività ha consentito di smantellare un considerevole traffico di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) movimentato da un gruppo di soggetti di etnia balcanica i quali, pur non associandosi tra loro, ossia non costituendo un vero e proprio sodalizio o cartello, di fatto gestivano il mercato dello spaccio nelle zone di Urbania, Cagli, Fossombrone e Fermignano, in virtù del fatto che, avendo conservato saldi i rapporti con la loro terra d’origine e con altri connazionali presenti nel territorio nazionale, risultava per loro molto agevole l’approvvigionamento di stupefacente da immettere poi nei mercati locali.
L’indagine, iniziata nel mese di febbraio 2014 dalla segnalazione di un furtivo passaggio di un “involucro” all’interno di un bar di Urbania, tra un giovane albanese e un ragazzo del posto, ha consentito affiancando alle classiche attività di pedinamenti e appostamenti altre più sofisticate e tecnologiche, di accertare le responsabilità penali di tutti gli arrestati, riuscendo altresì ad assegnare ad ognuno di essi un ruolo ben definito.

 

 

Gli arrestati. Martin Merolli, 23 anni, albanese, giocatore nell’Urbania, punto di raccordo tra i vari soggetti protagonisti della vicenda

Erand Cano, 26 enne albanese, disoccupato, gestiva una fiorente attività di spaccio a Cagli e si avvaleva di due distinti canali di approvvigionamento, l’asse Roma-Cagli e quello Cesenatico-Cagli;
Ali Izieri Ali, 25enne macedone, collaboratore di Merolli, nonché custode della sostanza stupefacente. Ha comunque dimostrato di avere una propria autonomia organizzativa andando ad acquistare cocaina
Giuseppe Baratto, detto il Calvo, 36enne, nato a Taranto, residente a Fermignano. Si proponeva come autista per i rifornimenti di droga tanto da essere poi già arrestato a Lanciano nel maggio scorso insieme a DOMI Xhevair.

Xhevair Domi, detto Xheva, 24enne albanese, proveniente da Savona e stabilitosi a Cagli. Trattava esclusivamente cocaina.
Murat Spaneshi Murat, 24enne, albanese.
Giovanni Olimpio , detto Giovi, 27enne, cresidente a Fermignano, vecchia conoscenza dei militari operanti poiché coinvolto nelle operazioni Piazza Pulita I e II
Mykhalo Baziuk, 21enne, cittadino ucraino, non nuovo alla cronaca per aver effettuato un accoltellamento a Fossombrone.

Bruno XhAhysa Bruno, 26enne, albanese, residente a Mondavio

A supporto dell’attività di indagine sono stati effettuati anche numerosi riscontri e recuperi, su acquirenti e fornitori.
L’arresto in flagranza di reato di Giuseppe Baratto e Xhevair Domi per detenzione ai fini di spaccio di 35 grammi, avvenuto il 23 maggio del 2014 a Lanciano, eseguito materialmente, per motivi di opportunità investigativa facilmente intuibili, da personale del NOR CC della Compagnia di Lanciano su indicazione e direzione dell’Aliquota Operativa di Urbino.
L’arresto in flagranza di reato di Arjan Xhahysa (padre di Bruno, denunciato nell’indagine) per detenzione ai fini di spaccio di 107 grammi di cocaina, eseguito dai carabinieri della Stazione di Saltara.
L’arresto in flagranza nel gennaio 2015 di Murat Spaneshi con 50 grammi di polvere bianca nascosta nel suo appartamento di Cagli.
Gli spacciatori, che come accertato, trattavano considerevoli quantitativi di sostanza stupefacente (chilogrammi per quanto riguarda la Marijuana ed etti per la cocaina), potevano contare su una clientela vasta ed eterogenea che andava dall’imprenditore, all’operaio, dallo studente universitario a ragazzi ancora minorenni di età compresa tra i 14 e i 17 anni.
Ingegnosi infine risultavano i c.d. “imboschi”, ossia i posti in cui lo stupefacente veniva occultato, come ad esempio l’asciugamani elettrico dei locali, o cavità naturali ricavate all’interno di alberi.
Le investigazioni, hanno consentito di appurare che l’illecita attività, volta a creare un vero e proprio rapporto di fidelizzazione con i tossicodipendenti attraverso la cessione a credito dello stupefacente, con conseguente accumulo di debiti da parte degli stessi acquirenti, era caratterizzata anche da condotte estorsive e furti.

 

 

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