Proprio in questi giorni, infatti, i tecnici dell’Arta (agenzia regionale per la tutela ambientale) avrebbero rimesso al Comune (il condizionale è d’obbligo), le risultanze delle campionature effettuate nella zona la scorsa estate. Il caso era stato sollevato dal gruppo ex An (il referente Toni Lattanzi e i consiglieri comunali Luigino Fedeli e Giacinto De Luca), che poco meno di un anno fa aveva chiesto, in un circostanziato esposto, la necessità di fare delle verifiche, perché c’erano dubbi che nel sottosuolo dell’intero quartiere (nella foto) potessero essere stati smaltiti degli scarti di lavorazione industriale. I dubbi, ipotizzati da tanti, ora dovrebbero essere fugati definitivamente, anche se alcune indiscrezioni circolate nelle ultime ore prefigurano uno scenario non edificante: ossia che in quella zona, negli anni ’80, possano essere stati realmente smaltiti, in maniera impropria, dei rifiuti industriali, che avrebbero contaminato sia il terreno che la falda acquifera. Semplici Illazioni? Di sicuro a giorni i riscontri delle analisi saranno ufficializzati e a quel punto il quadro sarà chiaro. “ Chiediamo di conoscere con celerità l’esito delle analisi”, scrivono in una nota gli ex componenti di An, “ che sarebbero state rimesse negli uffici comunali. E’ necessario che sulla questione, che potrebbe avere delle ripercussioni di natura ambientale, anche se ci auguriamo il contrario, sia fatta chiarezza”. Il nodo non è soltanto di natura ambientale, se le perplessità che da sempre avvolgono la vicenda, ma anche di natura pratica, visto che l’amministrazione comunale, da tempo, ha fissato di voler alineare l’area in questione (che ha un’estensione di più di 8mila metri quadrati). “ Se le analisi daranno esito negativo” dicono i tre, “ il Comune non dovrebbe avvalersi più della consulenza del tecnico che ha redatto la relazione sul rischio inquinamento del sito. Se, invece, fosse il contrario, a quel punto dovrebbe dimettersi il consigliere all’ambiente Massimo Vagnoni, che ha sempre bollato il nostro esposto come un modo per alimentare degli allarmismi”.