Se il Mercatone Uno di Scerne di Pineto chiuderà definitivamente i battenti non ci sarà alcuna speculazione edilizia in quelle aree. La promessa è arrivata dal Sindaco Robert Verrocchio nel corso del Consiglio Comunale straordinario che si è riunito assieme a quello di Roseto per affrontare la delicata questione del rischio chiusura del punto vendita pinetese. C’erano anche gli oltre 70 dipedenti del magazzino che avevano tra le mani un volantino “A casa nooo, NON CI STO. Se ROTTAMATO devo ESSERE RICICLATO”, rivendicando così il diritto di avere un posto di lavoro. C’erano anche gli esponenti politici locali, regionali e nazionali, accanto ai sindaci di Roseto e Pineto Enio Pavone e Verrocchio, affiancati dai loro colleghi di Atri Gabriele Astolfi, di Silvi Francesco Comignani, di San Giovanni Teatino Luciano Marinucci visto che anche la sede di Sambuceto del Mercatone Uno è inserita nel piano di dismissione che l’azienda ha presentato. Approvato un ordine del giorno che impegna tutte le forze locali ad adottare le soluzioni per salvaguardare soprattutto i posti di lavoro. La chiusura del Mercatone Uno metterebbe in ginocchio un intero territorio come ha sottolineato il sindaco Verrocchio. I rappresentanti sindacali di Cgil e Uil, Emanuela Loretone e Bruno Di Federico, erano presenti al Consiglio Comunale Straordinario. La Loretone ha sottolineato l’importanza di un impegno fattivo da parte delle amministrazioni e delle forze politiche. “Non chiediamo la soliderietà”, ha puntualizzato, “ma fatti concreti, a difesa di queste famiglie”. I lavoratori hanno trascorso la Domenica delle Palme tutti assieme, dinanzi all’ingresso del magazzino di Scerne, ora presidiato dalle forze dell’ordine dopo che da una settimana i dipendenti hanno deciso di incrociare le braccia per rivendicare il loro diritto al lavoro e il rispetto della loro dignità. E Di Federico ha posto l’accento sui sacrifici che questa gente sta facendo e che dallo scorso 19 gennaio percepisce meno della metà di uno stipendio ordinario. Prima del Consiglio si sono registrati momenti di tensione dinanzi alla sede del Mercatone perché alcuni camion erano stati caricati con della merce. Si è scoperto poi che si tratta di merce che deve essere consegnata ai clienti che l’avevano acquistata prima dello sciopero. Intanto la proprietà è riuscita ad ottenere la cancellazione del tavolo tecnico che avrebbe dovuto riunirsi il prossimo primo aprile nella sede del Ministero per lo Sviluppo Economico, gettando nello sconforto lavoratori e sindacati. Ma gli amministratori e i politici abruzzesi hanno garantito che faranno il possibile per far fissare una nuova data in tempi rapidi.
“Proviamo a ripartire da voi. Sediamoci al tavolo con i sindacati e chiediamo tutti insieme quanto ci costa tutto questo”.
Così il consigliere regionale del Partito Democratico Luciano Monticelli è intervenuto poco fa durante il Consiglio comunale straordinario che si è tenuto nella città di Pineto per discutere relativamente la vertenza Mercatone Uno, la cui chiusura metterebbe a rischio il futuro di ben 70 famiglie della zona.
Numerosi i tentativi da parte delle istituzioni locali e regionali, che già si stanno muovendo nelle sedi opportune in cerca di una soluzione che scongiuri la possibilità, ormai sempre più prossima, riguardante la definitiva chiusura della nota catena di ipermercati per la grande distribuzione non alimentare.
Dal canto suo, il consigliere Monticelli, che ha già incontrato il vicepresidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli, ribadisce il suo impegno nel coinvolgimento di parlamentari, sindacati, portatori di interesse e comunità locali per reperire nuove opportunità, ma lancia una ulteriore possibilità, quella del ‘workers buyout’, un’operazione di acquisto di una società realizzato dai dipendenti dell’impresa stessa.
“Proviamo a rovesciare tutto – incita durante l’assise cittadina – perché il nucleo centrale siete voi lavoratori, che conoscete il territorio, le sue attività e il mercato. A voi chiedo, dunque, di utilizzare tutto ciò che è in vostro possesso al tavolo con i sindacati. Prendiamoci per mano e chiediamo tutti insieme quanto costa fare tutto questo. Non si tratta certo di un percorso semplice, ma possiamo provarci”.
Secondo il consigliere, infatti, i saperi, le competenze e le condizioni necessarie a fare nuove imprese ad alto potenziale di crescita sono prima di tutto nelle mani dei lavoratori. “In questo modo – conclude – non solo inventerete il vostro lavoro, ma anche quello di molti altri. Altrimenti corriamo il rischio che fra qualche anno sarete fuori perché la mobilità sarà terminata o perché non avrete trovato un’occupazione”.