Tortoreto. L’amministrazione comunale abbandona l’idea campus, ma il privato cita in giudizio l’ente e chiede il risarcimento dei danni. La chimera di poter avere, a Tortoreto, dei nuovi edifici scolastici (prospettiva pianificata con un accordo Prusst nel 1999), al momento è decisamente tramontata, ma il Comune potrebbe essere costretto a mettere mano al portafogli e liquidare i danni all’imprenditore ( la società Di Gennaro costruzioni) per l’inadempimento di una convenzione preliminare sottoscritta nel 2003. Il rischio si è materializzato con l’avvio di una causa civile che la società di costruzioni, nelle scorse settimane, ha depositato al tribunale di Giulianova. L’atto di citazione si articola in tre punti: accertare l’inadempimento del Comune di Tortoreto relativamente alla convezione preliminare firmata sette anni fa, chiedere la risoluzione dello stesso contratto e infine quantificare e liquidare i danni (patrimoniali e non patrimoniali) che ha subito la società per effetto della mancata realizzazione del progetto-campus. Se da un lato la giunta Monti, mettendo fine da anni di polemiche e di rinvii sul tormentato accordo Prusst, ha deciso di voltare pagina, è altrettanto vero che ora tutta la partita si giocherà davanti ad un giudice, che metterà la parola fine sulla vicenda. La prima udienza è prevista per il 10 marzo. Il progetto campus, frutto di una specifica scheda Prusst (programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio), prevedeva la realizzazione, a cura del privato, dei nuovi edifici scolastici (un campus vero e proprio) in un’area di via Napoli (nella foto). In cambio, invece, il Comune avrebbe ceduto alla stessa società di costruzioni di tutta l’area (circa 10mila metri quadrati) dove attualmente insistono le scuole del Lido, dove dovevano sorgere edifici residenziali e commerciali. Nello stesso progetto, poi, era prevista anche la riqualificazione di piazza Matteotti e la realizzazione di una nuova sede comunale. L’accordo definitivo, nel corso degli anni, non si è mai concretizzato per una serie di vicissitudini (sia di natura politica, ma anche per ragioni economiche, sopratutto per la valutazione delle aree da cedere in permuta), mentre con il cambio di amministrazione, alla guida del Comune, le strategie sono mutate.