Erano davvero in tantissimi questa mattina ad Atri, i partecipanti alla manifestazione organizzata dal Comitato “Ospedale San Liberatore non si tocca” per esprimere il proprio dissenso per la decisione della Regione Abruzzo che vorrebbe chiudere il punto nascita di Atri.
Tante le mamme con i passeggini, gli studenti, i rappresentanti politici che da tempo, con convinzione, si stanno adoperando affinché la decisione venga rivista. Numerosi i consiglieri comunali e i sindaci, provenienti anche da altri Comuni, che hanno partecipato al corteo, accompagnati anche da una delegazione proveniente addirittura da Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, dove si sta vivendo una situazione simile, che ha voluto portare la propria solidarietà ad Atri.
Non mancavano neanche i consiglieri regionali Riccardo Mercante (Movimento 5 Stelle) e Luciano Monticelli (Pd), in prima linea da sempre in questa protesta, che è arrivato anche a minacciare la propria astensione dal voto per il rinnovo delle cariche regionali del suo partito, nel caso in cui non venga scongiurata la chiusura.
Il corteo colorato, caratterizzato dalla presenza dei numerosi palloncini rosa e azzurri, è stato aperto dalle mamme con i loro bambini dal Palazzo Ducale, snodandosi poi lungo Viale Risorgimento, per raggiungere infine il parcheggio davanti all’ex palasport, di ficanco all’ospedale. E dal palco sono state prorpio del mamme, con le numerose testimonianze, a ribadire come ad Atri il reparto Ostetricia-Ginecologia possa essere conisderato una vera e propria eccellenza, sia dal punto di vista medico-sanitario, sia per le strutture e soprattutto sia dal punto di vista dei rapporti umani.
Un messaggio, forte, chiaro ed inequivocabile per il Governatore Luciano D’Alfonso e l’assessore alla sanità Silvio Paolucci.
L’intervento del Capogruppo Pd alla Regione, Sandro Mariani
Alla luce delle disposizioni ministeriali, che hanno portato alla firma del decreto commissariale da parte del Governatore D’Alfonso, appare evidente l’ineluttabilità della decisione di chiudere anche il Punto Nascita dell’Ospedale di Atri. Come ho già ribadito in passato, la mia attenzione sulla questione è stata profusa secondo principi di correttezza e serietà di comportamento, che hanno sempre guardato, non al campanile in maniera miope, quanto piuttosto ai setting assistenziali dell’intera provincia.
Ero e rimango contrario alla chiusura sic et simpliciter, di un reparto che indubbiamente si trova ad essere collettore di un territorio complesso dal punto di vista geografico, ma che, se non adeguatamente rilanciato, rischia di diventare l’alibi al delitto perpetrato nei confronti delle popolazioni che lo abitano.
Che sia targato D’Alfonso o de facto Lorenzin, a noi che rappresentiamo la popolazione non importa, siamo comunque costretti a fare i conti con un processo di riorganizzazione che ci investe ma non deve involverci. La mia battaglia, consapevolmente, deve orientarsi alla concretezza di ripristinare un senso di dignità per il nosocomio ducale che deve passare per l’immediato futuro della struttura.
Non posso permettere che l’Ospedale di Atri venga defraudato di reparto in reparto al fine di renderlo non funzionale e dunque impalpabile per la comunità. Sono invece convinto che si debba al più presto rendere chiaro e luminoso il destino di questa realtà e dare seguito al bisogno di sanità non solo di quegli abitanti bensì di un’intera provincia, che può e deve usufruirne.
Sono con coloro i quali questa mattina stanno manifestando, perché il loro, è un grido di allarme che fa il pari con quello che traspare dalle mie parole e sanno bene che evito le passerelle politiche di facile strumentalizzazione. Preferisco lavorare ed in tal senso non mi sono mai sottratto al confronto, anche serrato, con le rappresentanze locali, perché da domani sia chiaro il senso verso cui procedere per salvare l’Ospedale di Atri.