Pescara. “Ci siamo svegliati questa mattina con una bellissima notizia. E’ quello che noi diciamo dall’inizio: sul nostro profilo Facebook abbiamo sempre scritto che questo e’ un omicidio di Stato. Sono coinvolti Regione, Provincia, Prefettura e Comune: a questo punto sono chiare a tutti le responsabilità”.
Cosi’ Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime di Rigopiano, commenta l’iscrizione di presidenti della Regione e assessori nel registro degli indagati nell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che ha provocato 29 morti.
“Abbiamo aspettato con ansia questo momento – prosegue Tanda – Abbiamo capito che i procuratori stavano lavorando su questo filone e, giustamente, avevano bisogno di molto piu’ tempo. Dicevamo di seguire questa traccia perche’ per noi e’ fondamentale. Il lavoro dei procuratori e’ ottimo. Adesso ci aspettiamo che gli indagati diventino imputati per poter poi combattere ad armi pari in Tribunale”
Attende, invece, “la chiusura dell’indagine per poter esaminare il materiale e gli elementi di prova che sta raccogliendo la Procura”, l’avvocato Wania Della Vigna, legale della famiglia di Sara Angelozzi, una delle 29 vittime. “Vedo che i procuratori stanno facendo un’indagine a 360 gradi, forse, anche per selezionare quali sono le effettive responsabilita’ legate al nesso di causalita’ alla morte e alle lesioni delle vittime”, conclude l’avvocato.
“Questa volta non devono passarla liscia” scrive invece sul suo profilo Facebook Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime. Il ragazzo, originario del salernitano era in vacanza a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, sopravvissuta. Il nome di Stefano due giorni dopo la valanga era stato erroneamente inserito in una lista, comunicata dalle autorità ai familiari, relativa a cinque persone che sarebbero dovute arrivare vive in ospedale.
Dopo mesi di lotta abbiamo ottenuto quello che volevano noi e quello che anche agli occhi degli italiani era palese: i veri responsabili. Li abbiamo tutti”. Cosi’ Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo sopravvissuto alla tragedia,, commenta la notizia. Matrone, che e’ rimasto invalido dopo 60 ore passate sotto cumuli di macerie e neve, a Rigopiano ha perso la moglie Valentina Cicioni di 32 anni, infermiera al Policlinico Gemelli di Roma. “Un ringraziamento – ha aggiunto – va fatto alla Procura che ha lavorato veramente bene e ai carabinieri forestali. Speriamo che il quadro accusatorio regga anche durante il processo”. “La tragedia – ha proseguito – si può definire un omicidio di Stato: ci sono presidenti, un sindaco e un prefetto coinvolti. Forse non e’ mai capitato in Italia. Hanno provato a scappare da noi, ma prima o poi qualcuno ci deve dare delle spiegazioni”
MAZZOCCA: NO COMMENT PER RISPETTO
“Non ho alcun commento da fare sia per rispetto delle vittime sia dei loro familiari e anche per il lavoro che sta svolgendo la magistratura inquirente e che mi risulta al momento non essere ancora concluso. Per quanto mi riguarda, ho ragione di ritenere che sussistano le condizioni affinchè la vicenda possa chiarirsi nel più breve tempo possibile”: questa la nota con cui il Sottosegretario Regionale Mario Mazzocca si è espresso sull’indagine a lui ascritta.
Preferiscono al momento non rilasciare dichiarazioni, invece, il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e l’ex governatore Gianni Chiodi.
INDAGATI ANCHE NELLA PROTEZIONE CIVILE
Silvio Liberatore, dirigente regionale del servizio Emergenza di Protezione civile e responsabile della Sala operativa regionale, e Antonio Iovino, dirigente responsabile del servizio Programmazione Attivita’ di Protezione civile della Regione Abruzzo, sono tra i nuovi 12 indagati nell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che ha provocato 29 morti. Le ipotesi di reato formulate dalla Procura di Pescara a carico dei due sono lesioni colpose e omicidio colposo. Liberatore e Iovino sono indagati sostanzialmente per la vicenda legata alla gestione dell’emergenza di quei giorni del 2017. Tra i nuovi indagati ci sono anche altri tre dirigenti regionali.
TUTTI GLI INDAGATI
In particolare la procura di Pescara ha iscritto nel registro degli indagati gli ultimi tre presidenti di Regione dal 2005 a oggi e quindi oltre a D’Alfonso gli ex presidenti della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi.
Tra i nuovi indagati ci sono anche i quattro assessori che, negli ultimi dieci anni, si sono susseguiti nella delega di Protezione civile: Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, quest’ultimo tutt’ora in carica quale sottosegretario alla Presidenza della Giunta.
I nuovi indagati si aggiungono a quelli iscritti tre mesi dopo la tragedia, sono stati il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli, Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società Gran Sasso Resort & SPA, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara e a quelli iscritti il 23 novembre scorso a questi nomi si sono aggiunti quelli di altre 17 persone: Francesco Provolo, ex prefetto di Pescara; Leonardo Bianco e Ida De Cesaris, rispettivamente ex capo di gabinetto e dirigente della Prefettura del capoluogo adriatico; Pierluigi Caputi, direttore dei Lavori pubblici fino al 2014, Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile, Sabatino Belmaggio, responsabile del rischio valanghe fino al 2016, Vittorio Di Biase direttore Dipartimento opere pubbliche fino al 2015 e Emidio Rocco Primavera, direttore del Dipartimento opere pubbliche; Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara e Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il piano di reperibilita’ provinciale.E ancora: gli ex sindaci di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico; il tecnico geologo, Luciano Sbaraglia; Marco Paolo Del Rosso, l’imprenditore che chiese l’autorizzazione a costruire l’albergo; Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo; Giuseppe Gatto redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell’hotel; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni.
LA PROCURA INDAGA SU CARTA VALANGHE E GESTIONE EMERGENZA
Questo filone di inchiesta riguarderebbe in particolare la mancata realizzazione della carta di localizzazione dei pericoli da valanga. Un aspetto più volte evidenziato e denunciato dai difensori del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, finito nel registro degli indagati tre mesi dopo la tragedia.
“Le iscrizioni al registro generale delle notizie di reato di ulteriori indagati è quindi atto necessario perchè queste posizioni possano essere oggetto della doverosa valutazione giudiziaria, che presuppone questo atto formale, rimanendo ovviamente impregiudicata ogni valutazione in ordine alla conclusiva determinazione sull’esercizio o meno della azione penale per le singole posizioni”. E’ quanto si legge in una nota della Procura di Pescara, a firma del procuratore capo Massimiliano Serpi, titolare dell’inchiesta, insieme al sostituto Andrea Papalia, che recita “Dopo una prima fase investigativa volta ad acquisire il quadro complessivo delle ipotesi di possibili responsabilità in ordine a detti fatti e che allo stato si indirizza sui temi: prevenzione del rischio valanghivo e relativa disciplina del territorio; rispetto delle normative per la edificazione dell’Hotel e del resort a Rigopiano; rispetto della normativa di prevenzione degli infortuni dei lavoratori dell’Hotel; gestione dell’emergenza neve e viabilità per il territorio interessato nel gennaio 2018; eventuali ritardi o meno nelle operazioni di soccorso dopo l’evento; e che ha visto a dicembre 2017 interrogatori riguardanti la posizione di molti indagati, si e’ ora reso necessario, anche alla luce degli elementi cosi’ acquisti e conseguenti sviluppi investigativi, approfondire il tema dei tempi, modi e risorse finanziarie necessarie per la redazione della Carta localizzazione pericolo valanghe da parte dell’ente Regione Abruzzo sia nelle sue articolazione politiche che tecniche amministrative a far tempo dall’emergere nel 2007 nell’ambito della carta storica delle valanghe del sito di Rigopiano, nonché in punto di gestione regionale della emergenza neve nel gennaio 2018”
La procura di Pescara ha iscritto circa un mese fa i vertici regionali dal 2007 ad oggi sul registro degli indagati. Il numero degli indagati è arrivato quindi a circa 35 persone