Pescara. E’ ripartito questa mattina, a Pescara, il processo per la tragedia dell’Hotel Rigopiano, con le arringhe degli avvocati di alcuni degli imputati.
Una corsa contro il tempo: le udienze, infatti, procederanno per tre giorni consecutivi, così da non sforare i tempi per la prescrizione.
In rito abbreviato, dinanzi al Gup Gianluca Sarandrea hanno dibattuto gli avvocati dell’ex dirigente della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco, dell’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, e del dipendente regionale Emidio Primavera.
Per i primi due – per i quali la pubblica accusa ha chiesto, rispettivamente, 10 e 6 anni di reclusione – l’avvocato Marco Spagnolo tirato in ballo una conclusione del Tribunale di Lucca, presente nel dispositivo di assoluzione della Provincia toscana in una vicenda simile alla tragedia di Rigopiano, affermando che “Un fenomeno meteorologico si può prevedere, non si può prevedere la sua eccezionalità”.
Sulla posizione di Di Marco, l’avvocato ha parlato di “mera funzione politica e non amministrativa”, sottolineando invece che D’Incecco, seppure in malattia dal 16 al 20 gennaio 2017, e dunque sospeso dalle sue funzioni, ha comunque cercato di dare il suo contributo, vista la gravità dell’emergenza, partecipando attivamente alla fitta circolazione di informazioni sullo stato delle cose nei vari gruppi WhatsApp.
In questo scenario, l’ente provinciale, secondo il legale, ha fatto tutto ciò che si poteva fare, nonostante fosse, già da tempo, un ente in disarmo, per la Riforma Del Rio, e al di là di quelle che, invece, dovevano essere le funzioni di Regione e Prefettura.
Spagnolo ha anche messo sotto i riflettori uno specifico disciplinare che avrebbero dovuto rispettare i responsabili dell’hotel, secondo il quale, in caso di terremoto, viste le scosse della mattina di quel 18 gennaio, gli ospiti avrebbero dovuto essere accompagnati nel piazzale per rientrare solo dopo le verifiche statiche della struttura, cosa che non è avvenuta.
Arringhe anche domani e venerdì, con la discussione delle posizioni dell’ex sindaco di Farindola e poi degli ex vertici della Prefettura. Le difese si appelleranno anche alla perizia che non ha escluso che la valanga possa essere stata causata anche dal sisma che ci fu il 18 gennaio del 2017.