Confermata, quindi, la sentenza del Tar, che ha rigettato la richiesta di cambiare destinazione d’uso, per poter costruire edifici residenziali laddove erano concessi solo uffici.
Era stata la società immobiliare che fa capo alle famiglie Milia e Mammarella a ricorrere al Tar, anche dopo la vicenda giudiziaria che si è conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati. Sull cambio di destinazione d’uso, i giudici hanno sentenziato che “l’astratta ammissibilità del mutamento di destinazione d’uso non implica che, qualora l’intervento sia in deroga allo strumento urbanistico, esso non debba essere valutato e apprezzato in concreto”.
Sul caso era intervenuto anche il Comune, richiedendo che la decisione dovesse passare per l’approvazione del Consiglio comunale. E il Consiglio di Stato ha ribadito che “bene fece il Consiglio Comunale di Pescara nel ritenere che l’interesse perseguito con la richiesta di permesso non fosse tale da giustificare una deroga alla pianificazione territoriale della zona”.
Soddisfatto, pertando, si dice il sindaco Carlo Masci, che ora solleciterà la Regione Abruzzo per verificare la validità del primo permesso rilasciato per edificare senza il pronunciamento del Consiglio Comunale e, nel caso, per provvedere alla demolizione di quanto già realizzati a ridosso dell’ex Cofa.