Pescara. Il gip del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, ha revocato con effetto immediato le misure interdittive emesse a carico di sette dipendenti della società Provincia e Ambiente, indagati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Pescara su una presunta truffa del cartellino.
Il giudice, pur evidenziando la permanenza “dei gravi indizi di colpevolezza”, ha revocato la misura interdittiva della sospensione per la durata di sei mesi dal lavoro, in quanto all’esito dell’interrogatorio le esigenze cautelari “sono venute meno”.
Colantonio rileva che i sette indagati, dipendenti di una società in house della Provincia, “hanno in parte ammesso le proprie responsabilità, palesando di aver agito – si legge nel provvedimento – con superficialità e senza la effettiva consapevolezza di prestare attività lavorativa alle dipendenze di un ente avente rilevanza pubblicistica”.
E ancora: “Peraltro, tutti i soggetti escussi hanno manifestato l’intenzione concreta di voler conformare il proprio atteggiamento lavorativo al rispetto delle regole pubblicistiche, quindi al rispetto puntuale degli orari di lavoro e degli ordini di servizio”. Colantonio inoltre evidenzia l’effetto deterrente esercitato sugli indagati dall’applicazione, “sia pure per un breve arco temporale, della misura interdittiva, che ha certamente costituito un monito che puo’ avere indotto ciascun indagato a riflettere sul disvalore delle proprie condotte”.
Il gip poi conclude: “Può ragionevolmente affermarsi che i presidi di rilevamento predisposti presso la sede dell’ente (idonei a garantire un effettivo controllo degli orari di lavoro di ciascun dipendente) ed il chiaro monito espresso dall’ordinanza cautelare costituiscano elementi che inducono a ritenere che gli indagati, per il futuro, si asterranno dal reiterare analoghe condotte di reato”.
L’inchiesta, coordinata dal pm Andrea Papalia, conta complessivamente 17 indagati. La misura interdettiva, però,era stata disposta dal gip solo per sette persone, in quanto “soggetti avvezzi alla programmazione ed esecuzione di condotte di reato nell’ambito dell’esercizio della propria attività lavorativa”.
I reati contestati, a vario titolo, sono peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata e violazioni norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche in concorso.