Pescara, Rancitelli e “l’assenza del bene”: LA LETTERA DI DON MAX

Pescara. Parroco di periferia, di quella più difficile, per anni a Fontanelle, dove ha subito pesanti minacce per essersi esposto contro la microcriminalità locale, Don Massimiliano De Luca è da alcuni mesi in servizio nel cuore di Rancitelli, agli Angeli Custodi.

 

Dalla chiesa di via Sacco, Don Max lancia un grido d’allarme contro “l’assenza del bene”, rivolgendosi alle istituzioni con una lettera che pubblichiamo integralmente.

 

Ho letto, qualche giorno fa, in un articolo di un noto giornale locale, dell’allarme creato dal rinvenimento, da parte di un nonno, di “una siringa, in mezzo all’erba, vicino alle altalene, nella zona del parco Florida più frequentata dai bambini, soprattutto dai più piccoli”. L’amara scoperta ha ingenerato sentimenti di rabbia nei residenti, che denunciano “la situazione fuori controllo del parco Florida”: il ritrovamento della siringa è la prova che “nel parco di via Regina Elena si spaccia”.

Mi sembra di rileggere le dichiarazioni di alcuni politici della Lega Nord di pochi anni fa, che asserivano che, in Padania, non c’era la mafia, venendo clamorosamente smentiti da indagini ed arresti successivi.

È da folli pensare di relegare la delinquenza nelle periferie di una nazione o di una città: la malavita va dove può far affari. È da folli pensare che lo spaccio di droga sia esercitato unicamente nel territorio dove abitano gli spacciatori: può avvenire anche dove abitano i “clienti” … e se il cliente non va dallo spacciatore è lo spacciatore che va dal cliente!

Ma, purtroppo, nelle nostre periferie, i nostri bambini sono abituati a giocare tra le siringhe, usate poco tempo prima da quelle larve umane che si aggirano come zombie tra la Tiburtina e via Tavo. E del triste mercato dello spaccio ne sono testimoni i residenti, che vedono i tossicomani raccogliere la merce lanciata dei balconi dalle donne spacciatrici … che, magari, sono agli arresti domiciliari; e, i medesimi residenti, possono assistere al rituale del buco (con cucchiaio, accendino, limone, siringa … ed eroina), vedendo, impotenti, i tossicomani seduti negli androni dei loro condominii o nei fatiscenti scheletri dei palazzi mai ultimati … e nel nostro territorio ce ne sono diversi ed i proprietari presunti ignari di quel che vi accade.

Quale soluzione è prospettabile davanti a tutti questi problemi così grandi?

Alcuni propongono di presidiare le strade, abbattere le palazzine abbandonate, presidiare il ferro di cavallo e i palazzi di via Lago di Capestrano con una sorveglianza fissa, altri di creare delle strutture per accogliere queste persone di cui ormai non è rimasto nulla, magari in dormitori con presidi medici per assisterli, riprogettare gli spazi abbandonati per dar vita a luoghi di aggregazione, scuole ecc.

La soluzione a questi problemi non può venire dall’alto, da chi questi problemi non li conosce ma deve venire da chi questi problemi li affronta tutti i giorni, deve venir fuori in primis da noi che stiamo lì tutti i giorni, che viviamo e lavoriamo a Rancitelli.

Non deleghiamo ad altri, alla politica, all’amministrazione quello che oggi dovremmo fare noi. Ripensare il nostro quartiere in una prospettiva di lungo periodo.

Nella Rancitelli, o Villa del Fuoco, dove ora svolgo il ministero parrocchiale, dopo averlo fatto per nove anni a Fontanelle, non esistono solo i famosi problemi dello spaccio della droga, dell’occupazione abusiva degli alloggi sfitti o del subaffitto delle case popolari, dell’usura, della ludopatia e della dilagante povertà … non c’è solo il problema della “presenza del male”, ma anche, e soprattutto, dell’ “assenza del bene”, ed è questo il problema più grave, che rende sempre più invivibile il nostro territorio.

È necessario che coloro che sono o saranno a capo dell’amministrazione della nostra Pescara, ricordino che le periferie esistono, ma saranno sempre meno periferiche nella misura in cui se ne interesseranno.

Le periferie devono essere la priorità dell’azione delle amministrazioni locali. Non solo Rancitelli, ma anche Fontanelle, San Donato, Zanni.

Periferie abbandonate, ghetti di malavita, dove risiedono la metà degli abitanti della città di Pescara. Il tema delle periferie non può essere un tema tra i tanti a cui lavora la nostra amministrazione ma deve essere “Il tema”. Mi aspetto questo dalla politica, che finalmente riparta dai bisogni veri, e, quindi, oggi dalle periferie.

Ogni quartiere, centrale o periferico che sia, dovrebbe essere un villaggio, dove il residente può trovare ciò che gli occorre, senza dover “emigrare” per trovare il necessario. E qui, nel quartiere di Rancitelli, ripeto, è maggiormente l’assenza del bene ciò che più rende il territorio invivibile ed i numeri parlano chiaro: la Parrocchia dei “Santi Angeli Custodi” è scesa da 10000 a 4000 abitanti e quando visito le famiglie, ci sono palazzi totalmente vuoti; e quando si sale per le gradinate di un condominio di 4 o 5 piani, senza ascensore, si sa benissimo che all’ultimo piano si incontreranno inquilini extracomunitari, magari clandestini, che non sanno una parola di lingua italiana e nemmeno inglese. Qualcuno potrebbe dire che questo accade anche in centro; ma, ritengo che nessuno abbia voglia di assimilare via Cesare Battisti con via Sacco!

Nel territorio di pertinenza della nostra Parrocchia non c’è più una scuola, non c’è stata mai una piazza, né luoghi di sana aggregazione per giovani o anziani, sistemi di videosorveglianza per la sicurezza dei residenti … abbondiamo di centri scommesse, anche a meno di trecento metri dalla Parrocchia, di circoli privati e chi li conosce sa cosa sono realmente nella maggioranza dei casi: bische clandestine!

È necessario che i riflettori dei mass-media continuino ad essere accesi su questo territorio, anche se questo è visto sfavorevolmente sia dai delinquenti, che vorrebbero continuare ad agire senza troppi disturbi, sia da coloro che stigmatizzano il continuo descrivere in termini negativi questo quartiere, vedendo in ciò la motivazione del suo progressivo spopolamento, nonché il deprezzamento delle abitazioni in vendita.

È necessario che ci si adoperi perché tornino ad essere presenti nel nostro quartiere quelle realtà positive che lo rendano abitabile ed ancor più appetibile da parte delle giovani famiglie; ma, contemporaneamente, le Istituzioni – Amministrazioni, Forze di Polizia, Magistratura – devono aiutare il popolo degli onesti a riappropriarsi della propria serenità, ad avere fiducia nelle Istituzioni, ad avere la forza di ribellarsi ai cosiddetti “bulletti del quartierino”, che tengono prigionieri gli indifesi-onesti nelle proprie case, come se fossero loro i reclusi agli arresti domiciliari, evitando di far sorgere quel sentimento di rassegnazione che nasce dal timore di vedere coloro che infrangono le regole possano poi non pagarne le conseguenze, anche sul piano della esecuzione della pena.

         È necessario che la Magistratura garantisca che, alla condanna del reo, segua l’effettività della pena, che troppo spesso viene scontata solo parzialmente grazie anche ad una legislazione eccessivamente indulgente nei confronti di chi delinque, sottraendo in questo modo serenità ai cittadini onesti che hanno l’unica colpa dell’abitare in un quartiere ad alta concentrazione di criminalità: così che al danno della ristrettezza economica si aggiunge la beffa della convivenza con chi rende impossibile la vita quotidiana!

         I cittadini di Rancitelli chiedono alla Magistratura che sia fedele custode dei diritti delle vittime dei reati, che ponga attenzione alla tutela di chi, dopo aver denunziato atti di illegalità, si vede costretto a subire episodi di ritorsione e di rappresaglia da parte di quanti scontano comodamente la pena agli arresti domiciliari, continuando a delinquere impunemente.

         I cittadini di Rancitelli chiedono alla Magistratura che il senso di giustizia nello Stato non venga smarrito a causa dei provvedimenti con i quali quegli stessi magistrati troppo frettolosamente dispongono misure alternative alla detenzione carceraria nei confronti di chi delinque, così negando credibilità alle Istituzioni.

         I cittadini di Rancitelli rivolgono alla Magistratura l’invito affinché venga attentamente considerata la possibilità che l’emergenza scoppiata tra le case popolari del quartiere possa essere risolta anche con una più adeguata applicazione della normativa esistente: l’applicazione degli arresti domiciliari, ad esempio, per chi delinque nell’abitazione assegnata dall’amministrazione pubblica, non appare una misura congrua né adeguata, posto che sempre più spesso l’unico effetto è quello di reinserire il malvivente nel proprio contesto ambientale e sociale, in tal modo consentendogli di continuare a delinquere comodamente nella serenità del clan familistico.

Già a suo tempo fu compiuta la macroscopica aberrazione di ghettizzare la povertà, rendendola incubatrice di malavita, creando macro-aree e mega-condominii di abitazioni popolari. Non si perseveri nell’errore con la confusione tra possibilità di inclusione, che è sempre doveroso offrire, e rispetto per le regole di convivenza civile, che a nessuno è dato di poter infrangere … ed allora, forse, potremo vedere iniziare una nuova era, lasciandoci dietro le spalle, senza mai abbassare la guardia, storie e scelte difficili.

Sac. De Luca Massimiliano

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