“Le tamerici sono appena state potate con mano molto pesante”, sostengono le associazioni, “Un intervento senza criterio, senza seguire una scuola, che ha prodotto danni agli alberi e che non rispetta il regolamento comunale del verde del Comune di Pescara. Inoltre, buona parte dei pini d’Aleppo piantati sono secchi e nessuno si è degnato di procedere a cure o sostituzioni”.
“Gli interventi di cattiva potatura distruggono le piante portandole alla malattia e all’indebolimento”, incalzano gli ambientalisti, “Non era necessaria una potatura simile perché le chiome avevano ancora molto spazio attorno per svilupparsi senza dare fastidio e perché le piante erano sane e adatte alla salsedine marina. La meravigliosa fioritura di Giugno è uno spettacolo incantevole se avviene su tanti rami e solo chiome dense ed ampie fanno ombra in estate”.
“Sarebbe stato meglio concentrare gli sforzi economici sulle aiuole rimaste vuote, dove le tamerici negli anni sono morte e ripiantarne di nuove. Oppure sostituire i pini d’Aleppo in buona parte secchi che non fanno bella scena nel parco dei teatri D’Annunzio e Flaiano”, rilanciano le associazioni, secondo le quali, “la gestione del verde urbano deve essere affidata a professionisti validi del settore: è chiaro che la potatura è il modo più appariscente per mostrare ai cittadini che ci si sta occupando del verde urbano, ma questo approccio ha un senso quando parliamo di agricoltura, di vite, olivo e alberi da frutto, non quando si tratta di alberi che in città hanno tutt’altra funzione. Le chiome degli alberi di Pescara oltre a fare ombra, producono ossigeno, assorbono anidride carbonica e gas vari, catturano polveri e polveri sottili, ospitano biodiversità, mitigano le ondate di calore, assorbono con le radici l’acqua piovana, sono elementi strutturanti del paesaggio urbano”.
“Basterebbe quindi eseguire interventi mirati e specialistici, per migliorare le piante, curandone le malattie e per renderle belle e in salute. Questo dovrebbe essere lo spirito della corretta gestione degli alberi”, concludono i gruppi ecologisti, ricordando che “sia la legge 10 del 2013 che il decreto del Ministero dell’Ambiente 63 del 10 marzo 2020 vieta tra l’altro le capitozzature e tagli drastici sulle piante”.