Pescara. Nella tarda serata di ieri, i Carabinieri della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara hanno tratto in arresto, su ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Pescara Dottoressa Antonella di Carlo su richiesta del Sostituto Procuratore Dottoressa Marina Tommolini, stroncando un grosso giro d’affari i cui introiti provenivano da un fiorente mercato della prostituzione, K.D. classe 1970, cittadina cinese e K.Y. classe 1967 cittadino cinese, entrambi dimoranti a Chieti Scalo e M.D. classe 1959 cittadino cinese dimorante in Modena.
Le accuse sono pesanti: favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione di giovani donne connazionali.
Nello specifico, i Carabinieri, dopo svariati mesi di investigazioni, sono riusciti a documentare dettagliatamente il giro d’affari dei tre cinesi accertando che:
– i primi due reperivano appartamenti in varie località di Pescara, San Benedetto del Tronto, San Salvo e Sulmona, normalmente con l’ausilio di terze persone compiacenti che si prestavano a divenire intestatari fittizi dei contratti in veste di conduttori. Gli appartamenti venivano, invece, poi occupati da giovani donne unicamente per svolgere l’attività di meretricio e su svariati siti internet venivano pubblicizzati gli incontri ed indicate le varie utenze da contattare. Le telefonate non giungevano direttamente alle meretrici, bensì ad una sorta di call center gestito proprio da K.D. e da K.Y., i quali, subito dopo, su altra utenza telefonica “dedicata”, contattavano la prostituta presente nel luogo di interesse (Pescara, San Salvo, Sulmona, San Benedetto del Tronto), per avvertirla della prestazione sessuale da effettuare di lì a breve e fornendole inoltre indicazioni sui prezzi da praticare, tenendo così il conto degli introiti da dividere al 50% con ciascuna ragazza. Da questo 50% venivano, inoltre, decurtate le spese affrontate per ogni prostituta a titolo di alimenti, farmaci e quant’altro di necessità, abitualmente forniti in occasione delle visite programmate per la riscossione di quanto guadagnato;
– il M.D., arrestato a Modena con l’accusa di favoreggiamento aggravato della prostituzione, risultava dal 2015 al 2019 locatario di ben 21 immobili ubicati in vari Comuni del centro-nord Italia, nonché amministratore di due società e titolare di un’impresa individuale afferente al mondo dei massaggi. Agli investigatori, inoltre, non è sfuggito un dato eclatante, ossia che il soggetto dal 2011 è risultato saltuariamente assunto in varie società gestite da cinesi, ma con retribuzioni inconferenti rispetto al costo degli affitti dei 21 appartamenti.
Il catalogo indiziante a carico dei soggetti predetti è nutrito anche da numerose dichiarazioni di occasionali clienti, i quali, mediante le inserzioni sui vari siti di incontri, contattavano i numeri ai quali rispondevano i gestori del giro di prostituzione smistandoli quindi nei vari luoghi di interesse. Al termine della prestazione sessuale, le donne avevano l’obbligo di chiamare i gestori per confermare di aver eseguito la prestazione sessuale dichiarando il quantum ricevuto dal cliente e quindi poterne ricevere subito dopo un altro. Le prostitute negli appartamenti non avevano autonomia né di tempo né logistica, atteso che per andare a dormire e quindi non “lavorare” o per uscire per problemi di salute, per effettuare ricariche telefoniche, oppure per acquistare generi alimentari erano obbligate a chiedere l’autorizzazione ai prevenuti. Ma ciò che è più grave è che le donne non avevano autonomia nemmeno di gestire le proprie prestazioni sessuali, tipologicamente individuate in base al prezzo. Le donne sfruttate lavoravano per l’intero arco della giornata, astenendosi per lo più dalle ore 01:00/02:00 alle 07:00.
Quanto al denaro che i gestori incassavano dall’attività di meretricio, in parte veniva inviato in Cina in occasione di viaggi di loro parenti o conoscenti, ai quali affidavano anche costosi Rolex e gioielli che acquistavano con il denaro del meretricio. La parte più consistente del denaro, invece, veniva affidata a soggetti che ne curavano di accreditarne il controvalore in Cina nella valuta locale, al netto delle commissioni.
In definitiva è emerso che il giro di prostituzione è soggettivamente più ampio rispetto a quanto tracciato dall’attività investigativa durata circa 5 mesi, investendo altre aree geografiche, calcolando quindi un giro d’affari molto cospicuo.
I tre soggetti arrestati sono stati tradotti, rispettivamente, presso le Case Circondariali di Chieti, Pescara e Modena.