Secondo quanto riporta oggi il quotidiano Il Centro, la 33enne pescarese affetta da disturbi psichici, sarebbe stata prima violentata in quel tunnel noto come ritrovo per senzatetto, prostitute e tossicodipendenti, e poi uccisa dai due finiti ora sotto accusa.
Inizialmente, la prima perizia del medico legale aveva stabilito che A.C., che frequentemente si allontanava da casa, era morta per motivi naturali. Furono alcuni clochard, tra i tanti disperati che bazzicano il “ghetto” a ridosso della stazione, trovandola seminuda e inerme a terra, a lanciare l’allarme.
Ma le indagini, con i familiari fermi nel denunciare che fosse stata “derubata e lasciata morire”, sono proseguite fino alla svolta attuale. L’autopsia, subito, deviò il caso sullo stupro e sull’assunzione di alcolici, forse sotto costrizione, che potrebbero aver reagito fatalmente con i farmaci che la donna assumeva per i problemi psichici di cui soffriva fin dall’infanzia.
Alcol che, come hanno cercato di appurare le indagini della polizia ferroviaria, potrebbe essere stato usato per far cedere più facilmente la donna alle pressioni per un rapporto sessuale, poi sfociato in stupro, dai due rumeni che ora la procura accusa di violenza sessuale, abbandono di incapace e, soprattutto, omicidio.