Preparare il pasto a casa il venerdì, già da due settimane, è stato il gesto per protestare contro diverse questioni riguardanti il servizio mensa emerse dopo l’appalto affidato a La Serenissima, società succeduta all’Ati rimasta immischiata nei casi di intossicazione lo scorso anno. Una sorta di sciopero al contrario, contro il mancato coinvolgimento dei genitori nei controlli sul cibo, che spaventa chi per la mensa lavora. “La protesta messa in campo può avere come unica conseguenza immediata, quella di una riduzione dell’attività lavorativa a seguito del calo dei pasti che potrebbe significare, meno lavoro per le lavoratrici e i lavoratori dell’appalto”, spiegano in una nota i sindacati Filcams Cgil e Uiltucs Uil, “Siamo molto preoccupati di quanto potrebbe accadere in termini di occupazione anche alla luce dell’indicazione di alcune dirigenti scolastiche che, allo scopo di prevenire il disagio prodotto dallo sciopero, hanno invitato e permesso alle famiglie di andare a riprendere i bambini per l’ora di pranzo”.
Poco rosea anche la “situazione dell’appalto per le lavoratrici e i lavoratori con il subentro in concessione della Serenissima Ristorazione spa che stanno già subendo nei fatti, una riduzione del proprio stipendio in considerazione di una interpretazione contrattuale che vede sospesi i contratti di lavoro ogni qual volta le scuole restano chiuse, sia esse per festività che per ponti, elezioni, o qualsiasi altro motivo. Così da ridurre il salario percepito, già di per sé previsto solo per 8/9 mesi di attività scolastica a soli 6/7 mesi. Ricordiamo che i contratti di lavoro sono tutti part time molto bassi da sole 7 ore e mezza a settimana (1 ora mezza di lavoro al giorno) fino ad un massimo di 30 ore settimanali, orario previsto solo per le cuoche”.
A ciò si aggiunge un’ulteriore serie di lamentele nei confronti della Serenissima, che verranno discusse domani in un incontro con i rappresentanti del Comune.