È la sentenza pronunciata dal tribunale monocratico della città adriatica presieduto dal giudice Laura D’Arcangelo.
D’Emilio fu arrestato dagli agenti della Polizia Provinciale di Pescara che, dopo il rifiuto dell’imputato di porre fine alla protesta e lasciare l’edificio, lo liberarono forzosamente dalla catena con la quale si era legato alla balaustra della biblioteca.
“All’esito di un processo durato due anni si è fatta giustizia, ristabilendo un principio fondamentale di libertà di manifestazione del pensiero, quello consacrato anche dall’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – commenta Vittorio Iovine, il legale che ha assistito D’Emilio – vale a dire che ogni persona ha diritto alla libertà di espressione attraverso qualsiasi mezzo di sua scelta, senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche, purché non ponga sé od altri in una situazione di oggettivo pericolo, minacci l’ordine pubblico o sia portatore di condizioni di oggettiva pericolosità”.
D’Emilio è noto in città per le sue battaglie sui diritti civili, tra le quali quella per la bonifica del Parco dell’Infanzia di via Tavo, in un contesto di elevata criticità sociale quale quello del quartiere Rancitelli di Pescara.