Pescara, gioiellerie chiuse in zona rossa: “Siamo discriminati”

Pescara. “Ancora una volta i negozi di gioielleria vengono discriminati dalla scelta della zona rossa in Abruzzo. Non si riesce a capire perché, nella decisione di prorogare le maggiori restrizioni per parte della provincia di Pescara, si scelga di tenere aperto il 90% delle attività, mentre solo pochi negozi, tra cui le gioiellerie, devono rimanere chiusi. Come se il contagio dipendesse dal nostro settore”

A lanciare l’allarme è il delegato del settore Preziosi di Confartigianato Imprese Pescara, Marco Santarelli, che ricorda: “Dopo aver perso gran parte delle festività del 2020, tra cui la Pasqua e il Natale, siamo chiusi dal 13 febbraio e l’eventuale sostegno economico di cui si discute non arriverà prima di fine aprile. Come faremo?”.

“Le gioiellerie – spiega – sono locali protetti con doppia porta a comando, con telecamere di sorveglianza, con accessi limitati ad un cliente alla volta. Impossibile, quindi, che si creino assembramenti. Eppure la maggior parte dei negozi è aperta, mentre noi siamo costretti alla chiusura. Già nel 2020 sono saltate la Festa del papà, la Pasqua, la Festa della mamma, le comunioni, i matrimoni, i battesimi, il Natale. Dopo un anno continuano le chiusure senza senso. Sono aperte le fabbriche, dove non sono mancati focolai, ma un settore come il nostro, che non rappresenta alcun rischio, non può aprire”.

“Come faremo a pagare gli stipendi? Come pagheremo la Tari, l’Imu, i fornitori e gli aggiornamenti telematici obbligatori? A tutto questo si aggiunga che abbiamo anche noi la necessità di mangiare e di sostenere le nostre famiglie. Siamo chiusi dal 13 febbraio e le eventuali risorse arriveranno a fine aprile. Come faremo fino ad allora? Noi investiamo tutti i giorni, non abbiamo lo stipendio garantito. Il commercio e l’artigianato hanno bisogno di programmazione e non di improvvisazione. Non si può chiudere da un giorno all’altro, senza nessuna certezza sulla riapertura e sugli indennizzi. In questo momento c’è bisogno di scelte coraggiose. Altrimenti, in questo modo – conclude Santarelli – il nostro settore è destinato a morte certa”.

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