Scarpette al collo, t-shirt e striscioni con la scritta “io vivo di danza”. A Pescara sono scese in piazza insegnanti e titolari di scuole di danza. Accanto a loro anche tutti quei titolari di negozi che vendono prodotti per la danza.
Un settore escluso dai provvedimenti di ristoro previsti con l’ultimo Dpcm. Li chiamano sussidi, laddove sono garantiti, ma poca cosa per poter affrontare la quotidianità. Le scuole di danza si erano adeguate alle normative anticovid, adottando tutte quelle misure precauzionali per ridurre al minimo il rischio contagio.
Spesi migliaia di euro. Ma alla fine l’ultimo decreto ha deciso per la chiusura. Serrande abbassate per i negozi che garantiscono la fornitura di materiale dedicato proprio a questa disciplina. In Italia sono circa 200 gli esercizi che operano in questo settore e che non sono stati inseriti in un piano di risarcimento.
Il lockdown per le scuole di danza, insomma, rischia di mettere in ginocchio un’intera categoria, con ripercussioni drammatiche per tutte quelle famiglie e quegli operatori che hanno fatto della danza una professione.