Pescara. Un Flashmob per “opporci alla guerra scatenata dalla Russia con la forza del dialogo, con la consapevolezza dei nostri ragazzi, contrastando il rumore sordo delle bombe con un silenzioso girotondo, dedicando il nostro 8 marzo a tutte le donne dell’Ucraina, a quelle che stanno combattendo sul campo, scegliendo di restare, e a quelle che hanno lasciato un padre, un marito, un fratello, per portare in salvo i bambini, la nuova generazione, che dovrà ricostruire il paese”.
È quello vissuto oggi dagli studenti dell’Istituto Professionale di Stato Ipsias ‘Di Marzio – Michetti’ che alle 11 in punto si sono stretti attorno a una loro compagna, Dana Petrunko, 18 anni, studentessa dell’indirizzo Ottica sezione A, originaria dell’Ucraina, dove ha lasciato zii, cugini e la nonna. Gli studenti, indossando mascherine gialle e tra le mani le bandiere dell’Ucraina e la scritta ‘Pace’, si sono radunati sulle scale esterne della scuola dove alle 11 hanno urlato in lingua ucraina ‘Ми з тобою’, ossia ‘Siamo con voi’. Quindi un lungo girotondo silenzioso attorno al giardino e il saluto di Dana.
“Ringrazio la dirigente Ascani, i miei docenti, il professor Natale e i miei compagni che, dall’inizio del conflitto, mi sono stati sempre vicini comprendendo quello che sto vivendo con mia madre, vivendo a Pescara sole dopo aver perso papà da piccola”, ha detto la ragazza, “Ma in Ucraina ho una nonna di 56 anni, mia zia di 32 anni con un bambino di soli 8 anni, un cugino di 23 anni che sta combattendo e altri sparsi. E pensiamo di aver perso da una settimana un’altra zia di 57 anni che operava in Croce Rossa e che non siamo più riusciti a sentire dopo che il suo convoglio della Croce Rossa che stava soccorrendo i feriti in un corridoio umanitario è stato anch’esso bombardato. Pensiamo sia morta, ma non possiamo avere certezze perché la sua famiglia comunque sta vivendo dentro i sotterranei-bunker della metropolitana di Kiev e i contatti sono impossibili. Quanto sta accadendo in Ucraina è terribile, e ci fa capire quanto siano piccoli i nostri problemi individuali di adolescenti, i drammi nella vita sono altri”.
“Intanto da questa sera con mia madre ospiteremo a casa a Pescara due fratellini di 3 mesi e 4 anni i cui genitori, due medici, hanno scelto di restare a Kiev per soccorrere i feriti e ci hanno pregato di mettere in salvo i loro bambini”, ha raccontato ancora.
Al termine del Flashmob gli studenti sono tornati in Aula Magna, dove Dana Petrunko ha letto una lettera indirizzata alla città di Pescara.
“Ciao a tutti, io sono Dana, una ragazza Ucraina arrivata qui in Italia qualche anno fa…volevo dedicarvi questa lettera, per voi, alunni, operatori scolastici, insegnanti, dirigente e per tutte le persone esterne. Tutto questo è per voi…il nome sicuramente sarà anonimo, ma è da parte mia e della mia Nazione che vi sto ringraziando dell’aiuto, del supporto che mi state dando. Grazie a voi ho scoperto che c’è ancora dell’umanità e anche se è difficile parlarne ora, credo in un futuro migliore. Il mio obiettivo, attraverso un foglio e una penna, è quello di raccontarvi la mia storia e soprattutto la gratitudine che ho verso di voi. Sono nata in un Paese in cui la bandiera rappresenta il cielo blu e il giallo come il grano, ed è triste oggi vedere una realtà rappresentata solamente come una bandiera rossa come il sangue e nera per la polvere dati i vari bombardamenti. I miei giochi erano differenti sicuramente da quelli vostri, ovvero rotolarmi nei campi di grano che purtroppo ora sono bruciati e osservare la trasparenza della natura incontaminata con i boschi verdi dove ora al posto degli animali ci sono persone che si nascondono dai soldati, con il contrasto della neve. Personalmente parlando, avere un cugino di soli 23 anni (quasi coetaneo a noi) costretto a imbracciare le armi, per un desiderio egoistico altrui e a causa di una realtà diversa dalla nostra, fa comprendere come a volte si è solo sfortunati nella vita. Ho anche una zia con un bambino di 8 anni che si è dovuta sentir chiedere quando arrivasse la Festa della Donna così che potesse darle la sua letterina prima del dovuto data la situazione catastrofica del Paese e quindi consegnarla prima dell’8 marzo, semplicemente voleva consegnarla prima di morire. Queste parole mi vengono a tormentare ogni notte insieme ad altri inquietanti pensieri. Allora a questo punto mi pongo una domanda: come si fa a essere indifferenti davanti a tutto ciò? Sono felice di avere una risposta positiva, perché vedo con i miei occhi che non soffro solo io, ma anche voi insieme a me. Concludo citando Fabrizio De Andrè: ‘Per tutti il dolore degli altri è un dolore a metà’, ma ho la dimostrazione che non è così, grazie a voi la mia paura è diventata anche forza. Grazie davvero’