Inchiesta a Pescara: due imprenditori nel settore abbigliamento rischiano il carcere per bancarotta fraudolenta e truffa. Domani gli interrogatori chiave
Un’inchiesta esplosiva della Procura di Pescara sta scuotendo il mondo dell’imprenditoria locale, puntando i riflettori su una società di abbigliamento, la Maira Srl, e sui suoi vertici. Due imprenditori rischiano di finire in carcere con accuse pesantissime: bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, truffa ai danni dell’Inps e truffa nell’erogazione di soldi pubblici. Un quadro inquietante delineato dal pm Fabiana Rapino e dagli uomini del colonnello della Guardia di Finanza Giuseppe Lopez.

Nel mirino degli investigatori ci sono L.A., originario di Torre del Greco, ritenuto l’amministratore di diritto della Maira Srl, e G.A., considerato l’amministratore di fatto della società che commercializzava prodotti di abbigliamento a Pescara. Insieme a loro, figurano anche altri tre indagati: tre dipendenti assunti in altrettanti punti vendita in modo fittizio, secondo l’accusa, per intascare indebitamente la disoccupazione.
Domani è un giorno cruciale: i due principali indagati dovranno sottoporsi all’interrogatorio preventivo. Sarà un passaggio fondamentale per il gip, che dovrà decidere se e quale misura cautelare disporre nei loro confronti. La richiesta del pm è chiara e pesante: la detenzione in carcere per entrambi.
Si parla di una bancarotta che sfiora il milione di euro. Per questo motivo, la Procura ha chiesto al gip anche il sequestro preventivo di 950mila euro a carico dei due imprenditori, oltre al sequestro di alcune auto di lusso, considerate frutto delle presunte attività illecite.
La “struttura artificiosa” e i finanziamenti illeciti
La Maira Srl era nata a Pescara nel 1992 come attività di commercio al dettaglio di abbigliamento. Dopo un cambio di proprietà nel 2007, è passata nelle mani dei due attuali imprenditori nel 2019, quando L.A. ha acquisito tutte le quote sociali. Sotto la loro gestione, sono stati aperti tre negozi a Borgorose (RI), Scurcola Marsicana e Rocca di Mezzo (AQ), ma la loro vita è stata brevissima.

Nella richiesta di misura cautelare, il pm Rapino dipinge un quadro della società piuttosto fosco: “Una struttura societaria artificiosamente costituita e diretta da un unico centro decisionale, finalizzata all’evasione fiscale, al mancato assolvimento degli obblighi tributari, al conseguimento illecito di profitti mediante l’omessa contabilizzazione e dichiarazione di ricavi, l’indebita detrazione dell’Iva, nonché mediante la sistematica predisposizione di bilanci falsi propedeutici all’ottenimento di corposi finanziamenti pubblici“.
Si parla di presunte operazioni mirate a ottenere finanziamenti in maniera illecita, come la partecipazione a fiere e mostre in paesi extra-UE (ad esempio, in Albania e Russia), e l’ottenimento di aiuti per “intervento di sostegno alla patrimonializzazione” e “Garanzia diretta per rimedio a grave turbamento dell’economia”.
La Procura è convinta che “evidente è la capacità degli indagati di operare mediante documentazione contabile artatamente creata e di ottenere così proventi anche per cifre elevate, con grave danno per l’intera collettività. Il sistema Maira rappresenta un esempio lampante di utilizzo fraudolento degli strumenti di sostegno pubblico all’impresa, attraverso la costruzione di una rappresentazione contabile artificiosa, idonea a superare i criteri selettivi dei soggetti finanziatori”.
Il timore di reiterazione del reato e le indagini a ritroso
Il timore della Procura è che esistano altre società del gruppo, riconducibili all’amministratore di fatto, che “sono ancora in vita e rappresentano pertanto un appetibile strumento per reiterare condotte e schemi illeciti già collaudati“. I fatti contestati vanno dal 2020 al 2023, anno in cui per la Maira è stata dichiarata aperta la liquidazione giudiziale dal tribunale di Pescara, con sentenza n. 26 dell’11 maggio 2023.

Le indagini delle fiamme gialle sono andate a ritroso, accertando una serie di irregolarità dettagliate nell’informativa. “In conclusione,” scrive la Procura, “la documentazione analizzata evidenzia un quadro di gestione societaria assolutamente irregolare, caratterizzato da bilanci e dichiarazioni fiscali falsificati; mancanza di una sede operativa e di un’attività commerciale strutturata; anomalie nei passaggi societari e nei tempi di registrazione ufficiale; divergenze tra i dati contabili dichiarati e le reali movimentazioni bancarie; totale assenza di versamenti fiscali per imposte dovute“.
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Domani, l’interrogatorio preventivo sarà il prossimo capitolo di questa complessa vicenda giudiziaria.





