E’ quanto riferito questa mattina da Claudio D’Amario, ex direttore generale della Asl di Pescara e attuale direttore generale dell’area prevenzione del ministero della Salute, davanti al gup del tribunale di Pescara, Elio Bongrazio, nell’ambito del procedimento, con rito ordinario, sul cosiddetto “palazzo d’oro” della Asl di via Rigopiano, l’edificio acquistato nel 2012 da un imprenditore a 900 mila euro e rivenduto due anni dopo all’azienda sanitaria pescarese al triplo del prezzo. Al termine dell’udienza è stata fissata la data della discussione al prossimo 12 giugno.
“Il prezzo stimato era congruo ed inferiore a quello stimato dal Demanio e dall’Agenzia delle entrate – ha proseguito D’Amario, unico imputato ascoltato oggi -. Si trattava di una struttura strategica per le esigenze della Asl, trovandosi a 100 metri dalle altre strutture dell’azienda sanitaria. Inoltre questa operazione avrebbe consentito – ha aggiunto l’ex dg della Asl pescarese – di non pagare più gli affitti per i vari immobili dislocati in città, concentrando in un unico luogo le strutture di carattere tecnico e amministrativo”.
Oltre a D’Amario, sono imputati il dirigente dell’ufficio Gestione del patrimonio della Asl Vincenzo Lo Mele, l’imprenditore Erminio Cetrullo e il responsabile unico del procedimento Luigi Lauriola, accusati a vario titolo di truffa e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Annarita Mantini, i soggetti danneggiati dall’operazione sarebbero la Asl di Pescara, costituitasi parte civile tramite l’avvocato Barbara D’Angelosante, e la Regione Abruzzo, che invece non si è costituita parte civile.
A giudizio del pm, il prezzo d’acquisto del palazzo da parte della Asl “sarebbe stato sovrastimato di almeno 740 mila euro rispetto al reale valore di mercato”, procurando “un ingiusto vantaggio patrimoniale” all’imprenditore Cetrullo.