Le immagini delle fototrappole avevano infatti indicato per la zona la presenza di un branco di sette probabili ibridi, tre con il mantello nero, tre bianchi e neri, due con fenotipo lupino. Nell’area erano state dunque posizionate le speciali trappole utilizzate per la cattura.
Nella notte di mercoledì scorso la trappola è scattata per Lupa Ragno che, secondo il protocollo operativo, è stata immediatamente presa in carico dai tecnici veterinari e naturalisti di progetto per il prelievo di sangue da inviare all’Ispra di Bologna al fine di stabilire con certezza, tramite analisi genetiche, se si trattasse di un ibrido.
Il referto delle analisi del Dna molecolare ha indicato che sebbene vi sia traccia di una minima introgressione di caratteri canini, si tratta di un lupo. E’ probabile dunque che vi siano stati fenomeni di ibridazione non recenti nella linea paterna dell’animale, comunque tali da “diluire” la componente canina ad un livello talmente basso da poter considerare lupo l’esemplare catturato. Per questo non è stata sterilizzata, come è previsto, invece, per gli animali che risultano a tutti gli effetti ibridi.
L’intera operazione è stata condotta cpnendo massima attenzione a ridurre al minimo possibile lo stress alla lupa che giovedì, al tramonto, è stata rimessa in libertà nel suo ambiente, per raggiungere il branco di appartenenza. In futuro, grazie al radiocollare di cui è stata munita, permetterà ai tecnici del progetto Life di acquisire ulteriori dati sull’etologia della specie e sull’utilizzo del territorio da parte del suo branco.
L’intervento è parte delle azioni del progetto europeo Mirco Lupo dedicato a minimizzare l’impatto del randagismo canino sul lupo e a contrastare l’ibridazione cane/lupo nel territorio dei Parchi nazionali del Gran Sasso e Monti della Laga e dell’Appennino Tosco Emiliano, quest’ultimo capofila di progetto.