Secondo le indagini portate avanti dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e dai sostituti procuratori Anna Maria Mantini e Andrea Di Giovanni, ci sarebbe la ‘Ndrangheta dietro a uno degli episodi di cronaca più efferati mai visti nel capoluogo adriatico.
Ursino, infatti, originario di Locri (Reggio Calabria) e residente nel Teramano, apparterrebbe alla ‘Ndrina che porta proprio il suo nome e, secondo la procura, avrebbe assoldato Mimmo Nobile per punire Albi e Cavallito per un accordo non rispettato.
Ben noto alle forze dell’ordine pescaresi, Nobile ha scontato diversi anni di carcere per rapine – veri e propri assalti a mano armata – a banche portavalori, implicato nell’omicidio Rigante in quanto avvenuto davanti ai suoi occhi (prima accusatore e poi difensore in tribunale di Massimo Ciarelli), e indagato per la rapina al centro agroalimentare di Cepagatti dello scorso Luglio. E in quest’ultimo “colpo” avrebbe rubato a una guardia giurata la pistola usata per l’omicidio di Albi.
Procuratori e squadra Mobile hanno ricostruito così ieri, dopo gli arresti, lo scenario che ci sarebbe dietro l’agguato al bar. Albi e Cavallito avevano bisogno di denaro per finanziare alcuni progetti, tra case galleggianti da realizzare al porto turistico di Pescara e investimenti mediante società britanniche. Ambienti nei quali avrebbero messo le mani anche i calabresi della Ndrangheta, tra riciclaggio di denaro e foraggiamento per il narcotraffico.
Da qui il contatto con Ursino, in Abruzzo per la relazione con una donna della provincia di Teramo e solito frequentare Pescara. Parte la proposta ad Albi, in possesso di patente nautica, di fare da “corriere” con la barca per una traversata: l’architetto intasca 9mila euro di anticipo sui 22mila pattuiti ma non compie il lavoro. Ursino non può accettare lo “sgarro” e ingaggia Nobile.
“Sono incapaci persino di andare da Pescara a Spalato”: recita così uno dei messaggi decriptati e riportati nell’incartamento dell’inchiesta, insieme a un altro più minaccioso indirizzato ai due soci : “Noi siamo di parola, e voi?”. Cavallito era evidentemente contrario alla scelta di Albi: “Neppure lo conosci e gli chiedi i soldi. Walter, ti vai a mettere in un mare di guai. Una traversata oceanica… ma se sei andato in barca a vela tre volte! Non peggiorare la situazione Walter, qui veramente rischi”, aveva riferito ai magistrati non appena ripresosi dai numerosi interventi subiti.
L’ex Calciatore, con un passato tormentato, avrebbe anche cercato di mediare con Ursino, arrivando a proporgli: “Prenditi la mia casa, zio, vale quattrocentomila euro. Prendila, ma fammi uscire da questa storia”.
Ma il calabrese aveva progettato la vendetta, dando appuntamento ai 2 al bar quel primo agosto con la proposta di un accordo risarcitorio. “Si, sto arrivando”, ha scritto via sms appena prima degli spari, invece era molto lontano da via Ravasco, come ricostruito dai tabulati telefonici. Nobile, invece, sarebbe arrivato al suo posto per scaricare il caricatore sui due uomini a corta distanza.
L’esecuzione, però, non è completa: il 49enne si salva e sarebbero state le sue testimonianze ad incastrare Nobile, insieme agli altri elementi ricostruiti dalle indagini durate 7 mesi, soprattutto grazie ai cellulari che il presunto killer avrebbe dimenticato di portar via dal luogo del delitto.
Domani, quindi, gli interrogatori per Ursino, in carcere a Roma, e Nobile, richiuso a Lanciano.