La scoperta è stata fatta dall’Arta Abruzzo con le nuove analisi che le sono state richieste dal Ministero dell’Ambiente nel 2020 per la valutazione del Piano di indagine integrato di Edison al fine di procedere alle operazioni di bonifica.
La Edison ha proposto altre indagini, Mipre, caratterizzazione e quindi bonifica, e il Ministero ha girato alla struttura regionale la richiesta prima della scorsa estate: si tratta di indagini che confermano la pericolosità del sito di Bussi, già evidenziato nella relazione che l’Arta aveva inviato a Regione e Polizia Provinciale nel dicembre 2019.
Ora le nuove analisi non solo confermano quanto scritto già nel 2019, ma aprono nuovi orizzonti: in attesa dei campioni su terreno e acque con i prelievi effettuati tra agosto e novembre 2020, le previsioni dell’Arta è che le cose non possano essere migliorate. E’ il motivo per il quale per ben due volte l’Arta ha chiesto, nel corso del 2020, l’immediata bonifica delle discariche 2A e 2B, vista la conclamata presenza dei rifiuti inquinanti.
E sulla partita della bonifica si giovano anche nuovi orizzonti di indagine penale: a seguito di denunce ed esposti la procura di Pescara nei mesi scorsi aveva aperto ben tre fascicoli con reati vari tra i quali omessa bonifica, falso, omissioni e l’iscrizione sul registro degli indagati di almeno 8 persone tra dirigenti pubblici e privati.
Il prossimo 11 febbraio intanto ci sarà l’udienza al Consiglio di Stato per l’appello che il ministero dell’Ambiente ha presentato contro la sentenza del Tar Abruzzo che ha bocciato l’annullamento in autotutela del bando di gara da 50 mln per la bonifica già assegnato alla Dec Deme nel 2018 di un progetto del 2014.