Secondo Don Max e Francesca Di Credico, presidentessa del Comitato, nel quartiere si sono ininterrottamente verificati assembramenti, in barba alle leggi sul distanziamento sociale. I due spiegano tutto in una lettera aperta che riportiamo integralmente:
Denunciamo da mesi in maniera circostanziata quanto sta avvenendo nel nostro quartiere: dallo spaccio e occupazioni abusive alle nuove violazioni delle norme anticontagio quali assembramenti e ritrovi in violazione delle norme per la riduzione del contagio da coronavirus, in spregio non solo della legge ma soprattutto di chi è rimasto coscienziosamente in casa con estremo rischio di compromettere tutti gli sforzi fatti finora per il contrasto al Covid-19.
I fatti di Campobasso e Vasto in questo momento non ci lasciano affatto tranquilli. Sappiamo che anche da Pescara alcune persone hanno partecipato al funerale e sono attualmente positive ma purtroppo questa notizia viene taciuta.
Matrimoni, funerali, battesimi, compleanni avvenuti davanti ai nostri occhi e agli occhi di chi rappresenta lo Stato che si è mostrato debole, impotente e incapace di rispondere in modo serio a quanto stava avvenendo.
Se pubblicamente ci viene detto che viene controllata l’intera città – e quindi anche il nostro quartiere – non possiamo pensare che chi era deputato al controllo del territorio non si sia accorto di matrimoni e feste svolti in mezzo alla strada. O il controllo non è avvenuto oppure si è preferito girare la testa dall’altra parte.
Ci siamo stancati di inviare segnalazioni, foto, video, audio di quello che qui accade quotidianamente e di dover implorare interventi repressivi a tutela della salute di tutti noi.
Lo stato che finalmente tornava ad essere presente non solo mediante la repressione ma anche attraverso iniziativa volte alla coesione sociale del nostro quartiere oggi ha perso di nuovo offrendo opportunità di ricchezza e potere a chi delinque.
Non abbiamo mai voluto combattere la guerra tra buoni e cattivi perché non è un compito che spetta a noi cittadini, compito del cittadino è segnalare ciò che accade e non girare la faccia dall’altra parte ma spetta poi alle istituzioni intervenire e tutelare i cittadini che sono costretti a subire minacce e intimidazioni.
Oggi ci sentiamo tutelati meno di ieri noi che veniamo definiti la “gente onesta di Rancitelli”.
La rabbia e la delusione sono sentimento comune e quelli che finalmente iniziavano a rialzare la testa stanno tornando a chiudersi dentro le loro case e ad osservare inermi al trionfo dell’illegalità dietro le tapparelle delle loro finestre.
Oggi siamo noi a chiedere scusa a queste persone perché abbiamo creduto nello stato di diritto, nella cultura della legalità, nella possibilità di riqualificare una zona che per molti è il tappeto sotto il quale nascondere la polvere di Pescara. Abbiamo creduto nella possibilità del reale cambiamento quando con il gonfalone della città vi siete mostrati vicini ai cittadini. Abbiamo sperato che realmente qualcosa potesse cambiare.
L’analisi della situazione ci fa dire oggi che se la nostra posizione è di allarme quella delle istituzioni è di totale disinteresse; posizioni inconciliabili che impediscono interventi efficaci e risolutivi.
In questi mesi abbiamo assistito alla rioccupazione di molti alloggi popolari liberati faticosamente con spese esagerate provenienti dalle tasse dei cittadini. Chi vive di espedienti ha approfittato della debolezza dello stato per riappropriarsi di quei luoghi e farli tornare fortini inespugnabili di criminalità e degrado.
La tutela del cittadino si decide con i fatti, non con le parole. Non ultime anche quelle della campagna elettorale di un anno fa, quando invitammo nel quartiere tutti i candidati sindaci, per un dibattito nel corso del quale al nostro quartiere vennero unanimemente assicurati interventi e attenzione d’ogni genere da parte di tutte le forze politiche che oggi siedono in consiglio comunale.
Ma sappiamo bene che la politica si muove in base al consenso ed è meglio essere sceriffi dove non si rischia la vita.
I fatti sono la risposta che chiediamo per l’ennesima volta alle istituzioni e alle autorità. Fatti che devono rappresentare una risposta chiara e decisa ad una sola domanda: state dalla parte della “gente onesta di Rancitelli” che in queste settimane è rimasta fedele al motto #iorestoacasa, che denuncia e viene intimorita?
Dall’altra parte c’è chi spaccia, occupa, viola le norme anticontagio, intimidisce chi denuncia e si riappropria di pezzi di territorio faticosamente riconquistati.
O si sta dalla parte dell’uno o dell’altro: tertium non datur. E la risposta va data con i fatti, a maggior ragione in questa delicata fase 2 dell’emergenza sanitaria, che rappresenta un crocevia per l’economia e la coesione civile del Paese e della nostra città.
La nostra Rancitelli deve diventare un quartiere libero e vogliamo essere ottimisti; quando inizierà la corsa alla ricrescita nella nostra città, ai nastri di partenza dovrà esserci anche Rancitelli, senza avere la zavorra di chi l’ha degradata e soggiogata in questi decenni.
Quando l’Italia tornerà ad essere desta, anche Rancitelli tornerà a cingersi la testa dell’elmo di Scipio.
Pescara, 16.05.2020
Don Massimiliano De Luca
Francesca Di Credico