Pescara. Slitta al 24 febbraio prossimo la sentenza del gup del Tribunale di Pescara, Carla Sacco, riguardante l’inchiesta sui Caffè Venezia, a carico della famiglia dei Granatiero.
Il riciclaggio di denaro è il presunto reato alla base dell’operazione che nel settembre del 2011 porto’ al sequestro – e poi al dissequestro – dei due Caffe’ Venezia di Pescara, di altri locali del capoluogo adriatico, di conti correnti e beni aziendali per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. La decisone era prevista per oggi, ma l’udienza e’ stata rinviata per impedimento del difensore dei sette imputati.
I sette imputati, che saranno giudicati con il rito abbreviato, sono tutti riconducibili alla famiglia di origine foggiana dei Granatiero, già noti per le loro imprese a Manfredonia e poi, dal 2002, capaci di costruire un piccolo impero a Pescara.
Secondo il pm Gennaro Varone, che nella precedente udienza ha chiesto cinque condanne e due assoluzioni, il denaro investito a Pescara dai Granatiero proveniva dal clan pugliese dei Romito. Le persone coinvolte sono i fratelli Sebastiano Michele e Pasquale Granatiero, la mamma Antonia Grieco, che vive a Manfredonia, Rita Lucia Granatiero, anche lei di Manfredonia, Giuseppe Prencipe, nato a Manfredonia e residente a Pescara, Anna Brigida e Severino Prato, ambedue residenti nella citta’ in provincia di Foggia.