Pescara. “Chiederemo un calendario serrato di udienze, con l’obiettivo di arrivare a sentenza, anche grazie al rito abbreviato, entro pochi mesi. Molto prima della fine dell’anno. È un impegno che devo a padri, compagni, fratelli che piangono i loro cari. E a quanti portano, da vivi, i segni della sciagura”.
Ad assicurarlo in un’intervista su ‘Il Messaggero’ è il capo della procura di Pescara, Giuseppe Bellelli, a proposito del processo per la tragedia di Rigopiano in cui morirono 29 persone nel gennaio 2017.
“Venerdì 28 gennaio – spiega – sarò in udienza accanto ai sostituti titolari dell’inchiesta per ribadire l’interesse dell’ufficio a imprimere un’accelerazione al processo su Rigopiano. Dopo cinque anni non lo dobbiamo soltanto alle famiglie colpite. Viene in ballo anche il principio costituzionale della ragionevole durata dei processi. È ora che quei morti abbiano giustizia”.
Dei 30 imputati sono 29 quelli che hanno scelto il rito abbreviato: rappresentanti della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara, della Prefettura di Pescara e del Comune di Farindola, alcuni rappresentanti dell’albergo distrutto e 7 prefettizi accusati di depistaggio in un fascicolo poi riunito al procedimento madre.
Il rito abbreviato sarà discusso davanti al gup Gianluca Sarandrea: prima, però, dovrà essere depositata la consulenza sulle perizie dell’accusa e del collegio difensivo. Il giudice ha nominato un collegio di periti per dirimere la questione riguardante l’origine della valanga del 18 gennaio, perché gli accertamenti peritali prodotti dall’accusa e dalle difese sono tra loro contrastanti. La perizia dell’accusa punta, tra l’altro, sulla mancata realizzazione della carta valanghe, sullo sgombero delle strade di accesso al resort in quota e sul presunto tardivo allestimento del centro coordinamento soccorsi; quella delle difese verte sulla fatalità, sul carattere imprevedibile del sisma che ha preceduto la valanga. La nuova perizia avrà bisogno con molta probabilità di una proroga, data la complessità della materia.
“Non penso – rileva Bellelli nell’intervista – a pretesti dilatori, il rito alternativo non offrirà ulteriori scappatoie. Una consulenza del genere, acquisita nel contraddittorio, ci metterà comunque nelle condizioni di giocare le nostre carte. Però voglio aggiungere che nel processo non c’è soltanto la parola dei periti. Ci sono anche documenti e atti di indagine della Procura. I capi d’accusa sono strutturati e da qui si partirà”.