Quindicimila persone che in passato, con terapie che sfruttano la salubrità dell’acqua delle Terme di Caramanico, risultata a livello sanitario la seconda in Europa, risolvevano qui i loro problemi di salute non curabili altrove.
E’ quanto emerso dalla riunione che l’amministratore giudiziario della società Delle Terme Srl, Guglielmo Lancasteri, ha avuto con i lavoratori della struttura, chiusa da circa un anno.
Lancasteri ha chiesto, il 13 agosto scorso, al Tribunale di L’Aquila, Sezione Imprese, l’autorizzazione a presentare al Tribunale di Pescara istanza per la dichiarazione di fallimento.
Un danno, quello legato alla grave crisi aziendale delle Terme di Caramanico, che si traduce in una delicata questione sanitaria, oltreché territoriale, con gravi ripercussioni per il turismo nel borgo del Parco Nazionale della Maiella. Tra le tante considerazioni, quella che molti pazienti erano pendolari e potevano dunque curarsi raggiungendo Caramanico Terme senza sostenere i costi aggiuntivi di una stabile sistemazione in loco.
Il personale delle Terme – 13 i dipendenti, oltre 150 gli stagionali – non si è mai risparmiato nell’erogazione dei servizi all’utenza, ma lo stop prolungato degli impianti rischia di rendere sempre più difficile e oneroso far ripartire tutto il complesso. E ora tra i nodi da sciogliere ci sono anche le modalità con cui ottenere il prosieguo della cassa di integrazione per undici dipendenti, scaduta il primo agosto, fino al 15 ottobre prossimo.